Storia di un ragazzino, di una vecchia macchina da scrivere e di un incontro destinato a essere dimenticato. Non è una condanna alla tecnologia, ma solo una riflessione su quanto velocemente il passato possa essere dimenticato e su quanto le cose Vecchie possano, invece, insegnarci.
Scritta in una fredda sera di fine aprile, ispirata da una canzone di Battiato ascoltata per caso alla radio.

I suoi capelli… i suoi capelli com’erano? Ricci, sì, neri, sì, ma avevano dei riflessi? Erano morbidi, ribelli o crespi, malleabili o docili? Com’erano le sue orecchie? E le sue mani, le sue mani che forma avevano? Erano grandi, pallide… E poi?Le unghie erano curate? Corte? Aveva orologi? Bracciali? E gli occhi, quegli occhi chiari sui quali hai fantasticato così tante volte, che forma avevano?
Non capisci più niente, e ciò ti sconforta. Forse sarebbe meglio, meglio per te, meglio per tutti: dimenticare e basta. Ma tu non vuoi dimenticare.

[Bill Kaulitz/Bushido] Tra Bill e Bushido è tutto finito, ma per qualcuno è difficile accettare che crescere sia a volte ritrovarsi il cuore in polvere.
(...) Doveva essere un cacasotto e un perdente, così mi sarei complimentato con me stesso e non gli avrei lasciato altro che il mio disprezzo; invece mi ha trattato con rispetto: e io gli ho lasciato il cuore (...)

Forse è una cosa che provo solo io o forse no. Questa sensazione, la polvere, può rendere la vita più dolce o più amara...

Regulus Black è un figlio cadetto, contemplativo e solitario. L'amore silenzioso per la cugina Narcissa, il rimpianto per una scelta d'orgoglio e di viltà, l'affetto indimenticato per il fratello Sirius, sono solo alcune delle emozioni che lo guidano negli ultimi passi incontro al niente.
Per chi della misura ha il nome, in fondo, la morte è l'unica speranza di sfuggire a uno spietato metro.
Come le stelle. Come la polvere.

Amore. Perversione. Desiderio. Dolore. Paura.
Quante cose possono essere chiuse in una stanza?
Quante cose può riuscire a raccontare uno sguardo?

Sorrise per l’ultima volta, e sentì il sapore acre del cemento e della polvere.
E non fu più.

«Avevano detto che eri morto», mormorò con il viso nascosto nella mia camicia. Soffocò un singhiozzo che ignorai anche io, e riprese: «Mi sono sentita morire anche io…».
Le accarezzai la testa mentre dava sfogo a tutto il suo dolore represso, concentrato sul suo profumo e sulla morbidezza dei suoi capelli sciolti. Mi era mancata così tanto…
«Dove sei stato tutto questo tempo?», chiese in un sussurro, ma il suo tono pareva più d’accusa che di sincera curiosità. Era arrabbiata.
«Lontano, Julianna. Sono stato prigioniero in un posto molto distante da Chicago, e solo ora ho avuto la possibilità di tornare», le raccontai. Era una verità relativa, anche se sapevo che lei avrebbe interpretato le mie parole in modo diverso. In fondo, era ciò che speravo; non potevo rivelarle la mia nuova natura. Non in quel momento, non così.

[Periodo: Grande Guerra]
Breve long-fic di quattro capitoli.

Non bisognerebbe mai umiliare Shadow.....perché lui sa sempre come vendicarsi, soprattutto se armato.

Un racconto ispirato ad un grande libro che io ammiro tantissimo e che adoro anche molto. Mi è piaciuto così tanto che ho voluto "imitarlo". Sicuramente lo conoscete già, perchè è tratto dal libro "Danze dall'inferno". Spero che vi piaccia e che siate in numerosi a commentare!!

Mi mancano quei tempi lontani, quando eravamo ragazzini, quando ancora non c’ era la droga e tu non stavi male. Mi mancano quei tempi fatti di corse sulle strade polverose, niente tappeti rossi o nomi sui giornali, niente persone con macchine fotografiche pronte a scattare il flash sui nostri occhi, niente fama, niente successo. Mi mancano quei tempi semplici, puri, quando le nostre menti non concepivano ancora il male di essere legate in un senso che neanche minimamente sfiorava l’ amicizia.

Una sera la polvere bianca mi ha teso la mano
Ed io ho stupidamente accettato la sua offerta
Non sapevo che mi avrebbe fatto cadere in un abisso
Di cui non si riesce a vedere la fine
Questa è la mia prima poesia, spero che vi piaccia.

Ci sono solo note pesanti di una musica lontana

Momenti dal futuro, la morte di Vegeta e la solitudine di Bulma. Spero si capisca qualcosa...

Quel che resta