Recensioni per
FRATELLI DI SANGUE [100 drabble themes]
di _camus_

Questa storia ha ottenuto 495 recensioni.
Positive : 490
Neutre o critiche: 5 (guarda)


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Recensore Master
27/11/20, ore 17:55
Cap. 16:

Bonsoir!
Oggi ho avuto un inaspettato pomeriggio libero e così, mentre aspetto che si asciughino la maschera per il viso e lo smalto, mi sono detta di passare a trovarti per un saluto, ed ho fatto bene.

Il blu non poteva che essere dedicato al sirenetto dalla chioma turchina, anche detto "Il Burattinaio" (con affetto, s'intende); che anche sotto il mare snon riesce a staccarsi dal confronto con il fratello (alla faccia del discorso interrotto!).

Mi è piaciuto moltissimo quel "salata" che hai accostato alla vendetta. Di solito la vendetta, oltre a dover essere servita fredda - freddissima - ha in sé una dolcezza senza pari. Invece la vendetta, per chi la subisce, è un conto salatissimo da pagare (e perché i nodi vengono al pettine con tutti gli interessi, e perché la vendetta arriva tramite acqua marina, in questo caso), ma suppongo lo sia anche per chi quella vendetta la vuole amministrare.
Che poi non sia saggio seguire una divinità che promette morte e distruzione per il genere umano, va da sé.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:56
Cap. 15:

Avrei dovuto capirlo allora, di lottare per la causa sbagliata: il colore dell'infamia non può essere lo stesso di quello della speranza.

Eeeee, miciotto mio bello, avresti dovuto capire tante cose tanto tempo prima, tu e quegli altri fessacchiotti dei tuoi compagni d'arme; ma non cavilliamo. No, il verde non può essere il marchio dell'infamia, ché rappresenta la speranza. Al massimo, può essere la spia di un'invidia più o meno latente - azzardo io: di una speranza che non s'è concretizzata e ci lascia in mano un pugno di mosche? -.

Non ho mai capito quale sia il colore degli occhi di Aiolos. Forse verde, forse foglia di tè. Forse, avremmo potuto avere una risposta se gli studi di disegno non avessero fatto casino, ad un certo punto, con le cartelle colori (o se non avessero optato per un restyling brutale. Vedi gli occhi di Milo). Forse non importa quale sia il canone, qui; il tuo paragone è di una bellezza tale che sì, per me gli occhi di Aiolos possonoo benissimo essere verdi.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:46
Cap. 13:

Niente, Shun ha da essere perculato (termine tecnico) fino alla fine dei tempi per via della sua armatura. Ché sì, è rosa. Rosa pastello e con le tette, se vogliamo dirla proprio tutta.
E sì, l'amicizia si fonda anche sugli sfottò, sulle prese in giro più o meno crudeli, più meno ironiche. Si tiene botta, alla fin fine. Si incassa. Prima o poi, toccherà anche a Shun restituire la pariglia al paperotto.

Confesso di essere rimasta perplessa nel leggere che il colore preferito da Shun sia l'arancione. Non ricordo di avergli mai visto addosso nulla di arancione, né credo che gli starebbe bene, come tinta.
Poi, però, mi sono detta che un colore "preferito" non deve per forza essere un colore che ci sta bene, o che ci piacerebbe indossare, ma un colore che ci trasmette qualcosa. Una sensazione piacevole, calda, rassicurante. Come il cosmo di Ikki che arriverà a togliere le castagne dal fuoco al caro fratellino, once again.
(Recensione modificata il 09/11/2020 - 04:50 pm)

Recensore Master
09/11/20, ore 16:42
Cap. 12:

Non oso pensare a cosa possa essere un mercato ad Atene.
Già solo la parola "mercato" fa sì che il pensiero corra ad una sorta di formicaio umano non autorizzato, in cui ciascuno va per la propria strada - pestando i piedi agli altri, letteralmente; oppure borseggiandoli - se poi ci associamo la parola "Atene" - che è un formicaio di suo: non so se l'hai mai vista dalla sommità dell'Acropoli. Fa spavento, un mare di case dalle colline fino al mare - il mio cervello mi fa sentire il vociare degli ambulanti, lo scalpiccio delle persone, la folla, l'odore della frutta esposta, il luccichio delle monete, la mano di Aiolia che stringe quella del fratellone. E poi la venditrice, che, nella perfetta tradizione mediterranea, si rivolge ai passanti coinvolgendoli con il proprio punto di vista (volto a vendere la propria mercanzia, ovvio!).
La tenia di Aiolos ha da essere rossa, non ci piove; e immaginare che sia stata una scelta di Aiolia - il rosso porta fortuna e scaccia il malocchio, in Grecia - scalda il cuore.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:36
Cap. 11:

Ed eccolo qui, il contraltare a Bud. Il punto di vista di Syd.
Che sapeva, che l'ha capito nell'istante in cui si sono incontrati nel bosco.
Si dice che i gemelli siano legati, che percepiscano la presenza dell'altro, anche quando e se non sanno di avercelo, questo benedetto gemello.
Forse è vero; forse no. Però mi piace pensare che Syd sappia di Bud da prima di incrociare il proprio gemello per caso, in un bosco, durante una battuta di caccia. Che poi, anche se coi capelli lunghi e gli abiti logori, si tratta pur sempre di guardare se stessi nelle fattezze di un altro.
(Recensione modificata il 09/11/2020 - 05:01 pm)

Recensore Master
09/11/20, ore 16:32
Cap. 10:

Fa quasi tenerezza Kiki, in questo momento di solitudine.
Mu non è uno che va per il sottile: è un adulto, se c'è qualcosa da fare, la fa, senza por tempo in mezzo. O forse perché ha bisogno anche lui di cinque minuti di pausa per riordinare i pensieri, lontano dalle passeggiate in mezzo agli stambecchi, agli schiamazzi di Kiki o dal raccontare l'ennesima storia, alla sera. O forse, Mu, aveva solo bisogno di silenzio e tranquillità per una riparazione molto, molto complicata. Una di quelle in cui basta il minimo rumore - anche solo uno starnuto - per far slittare lo scalpello in maniera irreparabile.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:24

Non ti offendi se ti dico che questa piccola storia - la chiusura di questa piccola storia - mi ha lasciato addosso - fin dentro alle ossa - un freddo micidiale che non so se e quando passerà?

C'è tutto il sapore agrodolce che si porta dietro quell'incertezza che prelude ai grandi cambiamenti.
Hilda si dice che potrebbe andare storto qualcosa, che Siegfried potrebbe tirarsi indietro all'ultimo e ripensarci, che potrebbe accadere qualcosa che non faccia filare tutto liscio - e sfido tutte le spose che hanno letto o che leggeranno questa storia a dire il contrario -; ma mentre ogni sposa pensa a queste pietre d'inciampo per esorcizzarle, in qualche maniera, il lettore sa che così non è. Il lettore sa che pende una spada di Damocle su questo quadretto delizioso à la Frozen ante litteram, e no, non è il destino che aspetta ciascuno di noi, no; non sono le gioie e i dolori della vita coniugale, no; è quel piccolo cerchietto d'oro che Hilda ha trovato, per caso, in un giorno qualunque.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:18
Cap. 8:

Concordo su tutta la linea.
Ci sono giorni che si susseguono l'uno appresso all'altro in maniera scialba e quasi impersonale. Cambia solo la data da scrivere negli atti ufficiali, dal tagliando del parcheggio alla corrispondenza, di lavoro o privata che sia; Aiolia non ha di questi problemi, però, anche lui, come noi, sente una differenza quando si avvicina il giorno legato ad una persona cara e amatissima. Nonostante tutto.
Mi piace l'umanità che traspare da queste tue piccole istantanee.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:15
Cap. 7:

io sono sempre stato in fondo alle tue priorità.
Nella mia testa bacata è sempre risuonato un disco che riproduceva un concetto molto simile a questo che stai enucleando qui, in queste cento parole secche: Kanon non fa quello che fa per malvagità o sete di potere - cioè, sì: lo fa anche per malvagità sua propria e per sete di potere - ma per farsi guardare da Saga. Saga è il Santo dei Gemelli, Saga è il dio sceso in terra; Saga è diventato qualcos'altro e lui, Kanon, è quello dei due rimasto indietro.

Recensore Master
09/11/20, ore 16:12

Sì, oculi speculum animae sunt, senza se e senza ma; e sì, gli occhi di Shun sono talmente grandi e smarginati da poter fungere da specchi ustori, qualora ve ne sia la necessità; e sì a Ikki che cazzia (termine tecnico) il fratellino, ché anche da pulcinotto la Fenice sapeva quale fosse il tallone di Achille del futuro Andromeda: una tendenza innata e pervicace al martirio/suicidio spinto. D'altro canto, Andromeda non si sacrifica al mostro marino per salvare il regno dei genitori? Nomen omen, eccetera eccetera...
Però, ché a questo punto ci sta tutto un bel però, mi è piaciuto come in sottofondo, ci sia un collegamento con il nome di Shun, che si scrive con l'ideogramma di luccichio. E non può sbrilluccicare (altro termine tecnico, ça va sans dire) qualcosa di opaco, no?
Però - ebbene sì, te ne becchi un altro - il mio nasino (rigorosamente all'insù) si è un po' arricciato nel leggere quel "traspaiono". Che capiamoci: ci sta. Ci sta assolutamente, è elegante, raffinato e trasmette proprio l'azione del passare attraverso qualcosa, come se ci fosse un vetro o una lastra di cristallo purissimo; quello che stona è il parlante. E va bene che la serie classica, quella con cui siamo cresciuti tutti noi, chi più chi meno, era un florilegio di termini aulici più o meno altisonanti e più o meno imbarazzanti (tipo le citazioni leopardiane o dantesche in bocca a Seiya. Anche se "Occhietti Rossi" ha il suo straporco perché.); tuttavia, mi sembra una scelta lessicale un pochino forzata, come se fosse una passata di evidenziatore in un quadro a olio.
La bandierina resta verde, ché si tratta di un mio pensiero che si può condividere o meno, e non di una verità oggettiva - non è un "qual'è", per capirci -.

Recensore Master
09/11/20, ore 14:46

Oh, eccoci qua.
Questi due mi hanno sempre fatto una grande simpatia ed una immensa tenerezza. I gemelli sono sempre stati visti come una disgrazia, in molte culture; il problema, in questi caso, è mettersi nei panni di quello scelto per essere abbandonato nei boschi, al freddo e al gelo. Come si fa a scegliere?, mi chiedo, da adulta più o meno responsabile.
Come avete potuto scegliere me?, credo si domandi il povero Bud. E non ha tutti i torti, povera stella.

Recensore Master
09/11/20, ore 14:39
Cap. 4:

Si diceva, delle pietre tombali?
Questa potrebbe essere la lapide parlante per Aiolos, ché, in procinto di morire, si aggrappa a qualsiasi cosa pur di non guardare quel nero mantello che si avvicina: a Saga, ad Aiolia ad Athena. A quella giustizia che sì, è fragile - fragilissima - se e quando i giusti rimangono in silenzio.

Recensore Master
09/11/20, ore 14:36

In effetti, Ikki ha un po' il complesso di Batman (il quale a sua volta ha il complesso di Dio, ma sorvoliamo), e sì, ci sta tutto il tuo punto di vista, ché più di una volta la cara Caramellina Rosa ha rischiato l'osso del collo per colpa della propria bontà d'animo. Da sorella maggiore, capisco in tutto e per tutto Ikki, così come vorrei tanto, tanto, tanto togliergli quel mattone sulle spalle che si chiama responsabilità, almeno per il tempo di un caffè.

Recensore Master
09/11/20, ore 14:30
Cap. 2:

Una cosa cui non ho badato all'inizio (SECOLI fa, ma ti prego di stendere un pietosissimo velo sulle mie mancanze), è a come mi suonavano in testa queste drabble. Sono quasi tutte in prima persona, ma, ciò nonostante (io odio la prima persona, ma è un limite mio), sono più che godibilissime. Riesci a farmi entrare nella testa del parlante (ed essendo, in questo caso, Saga il filtro con cui guardiamo le cose, mi si accappona appena appena la pelle, sai com'è), ma non è solo questo. Mi sembra di trovarmi davanti ad un'Antologia di Spoon River in salsa tzatziki, con un goccio appena di salsa di soia.

Recensore Veterano
11/10/20, ore 12:21
Cap. 13:

Io l’ho sempre detto che Shun è un ragazzo saggio, misurato. Del resto, l’eccesso di rosa cui il povero caro – tanto, tanto affetto per Shun!, a priori! – è sistematicamente sottoposto non sembra neanche dipendere da lui. A meno che la palette cromatica della ferraglia non sia a discrezione del cavaliere che la indossi. Ma, a quel punto, si potrebbe sempre portare la suddetta ferraglia a Mu, per un po’ di manutenzione sulla carrozzeria e magari una mano o due di tintura, in una sfumatura più sobria, no? Temo di no.
La verità è che, personalmente, ho assai poca simpatia per il rosa. Tra i vicini del rosso, molto meglio l’arancione – colore, ahimè, troppo sottovalutato, l’arancione. È così caldo, l’arancione, in tutte le sue sfumature: nel calore, sì, di un tramonto estivo al mare, ma anche in quello – più astratto, interiore – d’un pomeriggio d’autunno. Si presta bene, l’arancione, all’ardente cosmo della Fenice; si presta bene al calore dell’amore fraterno che riscalda l’anima.