Ciao bellissima! Eccomi qui! c:
Il capitolo è uno dei migliori fino ad ora! ;)
Ecco il tanto atteso ricongiungimento di questa coppia perfetta! Sono felicissima!!! *-* <3 Finalmente, non ce la facevo più! Stavo male io per loro! :O
La mia parte preferita?
“Liam è qui.”
“Pam!”
Veronika bloccò con un gesto eloquente la reazione di Leah, e fissò l'altra bionda con calma glaciale.
“D'accordo. Fallo salire.”
Leah e Samantha si ribellarono sconvolte alla decisione di Veronika.
“Vik, sei appena svenuta, non se ne parla!”
“Aspetta almeno di rimetterti e calmarti...”
La ragazza dissentì con fervore e annunciò: “E' giunto il momento. Voglio parlargli e...”
Pamela annuì e la abbracciò: “Scendo e lo chiamo.”
Ci furono minuti interi di silenzio teso, fino a che Samantha la guardò contrariata e sentenziò: “Veronika, lasciatelo dire: sei uno straccio, non sei pronta per affrontarlo!”
Lei la ignorò e guardò Leah, che rassegnata sospirò e chiese: “Ne sei proprio sicura?”
“Assolutamente.”
Entrambe la abbracciarono, e scesero a loro volta, incrociando Liam che saliva le scale tre gradini alla volta.
“Trattala bene.”
“Attento a te!”
Liam le ringraziò con lo sguardo colmo di gioia e nuove speranze e senza interrompere la sua corsa, raggiunse a rotta di collo la porta numero 690. Era socchiusa, ma bussò ugualmente.
“Veronika...?”
“E' aperto. Entra.”
Samantha e Leah scesero le scale e raggiunsero in silenzio i ragazzi e Pamela, che era scesa poco prima di loro. Niall aveva le mani posate sulle spalle della sua ragazza e le massaggiava nella speranza che le tensioni svanissero, ma era lui, il primo ad essere evidentemente nervoso. Louis attese che Samantha lo raggiungesse e poi le cinse i fianchi attirandola a sé per baciarla, mentre Leah lasciava che Zayn la accogliesse nel suo abbraccio caldo.
Nessuno aveva il coraggio di parlare, tale era l'ansia. Harry decise che era l'ora di rompere il ghiaccio, dal momento che lui non aveva nessuno da abbracciare o da baciare.
“Quindi?”
“Quindi... Rimaniamo qui e contiamo i secondi, o magari usciamo e ci distraiamo un po'?”
propose Pamela, stanca di stare lì.
“Andiamo a casa?” chiese Louis.
“Sì, sono distrutta! Ah, amore, aspetta: le nostre valige?”
“Sam ha ragione!” sbuffò Leah
Pamela alzò gli occhi al cielo: sarebbero mai finiti i problemi?
“Sono così importanti?” chiese Zayn rivolto a Leah.
Samantha si batté un palmo sulla fronte e fissando la rossa, cominciò a contare alla rovescia: “Meno tre... Due... Uno...”
“Zayn! Ma come puoi chiedere se sono importanti! I miei vestiti, i miei trucchi, i miei....”
“Ok, ok, Leah! Scusa! Colpa mia! Giammai abbandonare i tuoi milioni spesi nello shopping in un hotel di lusso ultra sorvegliato per una notte!” fece lui, scuotendo le mani in segno di resa.
“Zayn, ma non la conosci?” chiese Samantha retorica.
Lui la guardò sconsolato.
“Sentite, chiedo alla reception una cosa...” intervenne a quel punto Niall, abbandonando il gruppo e ritornando un paio di minuti dopo.
“Quando la stanza si libera, salgono e prelevano i bagagli. Poi ce le portano a casa. Il tutto con la massima discrezione.” annunciò il biondo.
Leah sospirò di sollievo e insieme agli altri si diresse verso l'uscita.
Liam trasse un sospiro profondo, ed entrò. Veronika era seduta su una delle poltroncine nell'entrata della suite e lo attendeva a braccia conserte e a gambe accavallate.
Lui rimase immobile per un'istante e la fissò. Era bella e altera, da mozzare il fiato.
“Accomodati.” disse lei, indicando la poltrona sistemata al suo fianco.
“Hazza... Ma perchè ti chiamano Hazza?”
Samantha trovava noiosa la trasferta fino a casa, e aveva deciso che doveva sfogare la sua ansia parlando.
Harry mormorò dubbioso: “Ehm... Uhm... Io... Non saprei...”.
La mora, insoddisfatta dalla risposta del ragazzo, la ignorò e rivolgendosi alle altre, sedute acanto a lei sui sedili posteriori del mini-van, disse: “Facciamo un gioco!”
Leah e Pamela la fissarono accigliate: “Cioè?”
“A ogni cosa che vediamo, aggiungiamo 'hazza' alla fine, vi va?”
“Veramente...”
“Comincio io! Lampion-Hazza!”
Le ragazze scossero il capo ridendo e decisero che un po' di ordinaria follia avrebbe fatto bene anche a loro.
“Person-Hazza!”
“Macchin-Hazza!”
“Motor-Hazza!”
“Alber-Hazza!”
“Uccell-Hazza!”
“Biciclett-Hazza!”
“Barbon-Hazza!”
“Ombrell-Hazza!”
“Cas-Hazza!”
“Alberg-Hazza!”
“VECCHI-HAZZA!” gridò in ultima battuta Pamela, spaventando una signora anziana ferma al semaforo, in attesa di attraversare la strada. La donna sobbalzò vedendosi additare da una sconosciuta famelica e dopo lo spavento, decise che sarebbe stato adeguato sfoggiare il suo ossuto e rugoso medio destro. Esattamente quello che fece!
“Oh, brutta put-”
Harry interruppe confuso la bionda: “Ma che diavolo state facendo?!”
“Giochi innocenti per bambine deficienti!” rise Leah.
“Ah, ok... Lo fate spesso?”
“Solo quando siamo con voi!” aggiunse Samantha, ridendo di gusto.
“Ah, che onore!” commentò sconvolto Niall, appoggiato da Louis, che annuiva sorridendo.
Liam la guardava rammaricato: Veronika era glacialmente perfetta, sembrava aver addirittura mutato i lineamenti nella disperazione dei quei giorni.
“Veronika...”
“Liam, aspetta. Lascia che te le dica io, due paroline. E apri bene le orecchie: non ho più intenzione di essere presa in giro. Se avrò anche solo la vaga impressione che quello che mi stai dicendo sia solo una bugia, sappi che, innanzitutto mi avrai persa per sempre, e poi, ti sbatterò fuori a calci, perchè ormai, credimi, la misura è colma.”
Liam annuì con foga: la situazione sembrava più semplice di quello che aveva creduto. Bastava solo essere onesti.
“Non ti ho mai mentito, amore mio...”
Veronika scosse il capo, come per farlo procedere, e represse una smorfia all'udire le ultime parole.
Liam proseguì: “Quello che è successo è stato tutto un enorme malinteso!”
La ragazza placò con un gesto della mano l'enfasi del ragazzo, e freddamente disse: “Voglio i fatti, prima.”
Lui sospirò e si accinse a rivivere per l'ennesima volta cos'era accaduto due giorni prima.
“Ero a letto, quella mattina, e non riuscivo a dormire perchè la febbre era ancora alta. Mi è arrivato un messaggio inviato dal tuo cellulare -che avevi dimenticato a casa-, dove c'era scritto -per mano di Hillary- che anche tu non ti sentivi bene e mi chiedevi di raggiungerti. Non stavo bene, ma avevo deciso di venire a farti compagnia, anche perchè... Bè, perchè...”
Si bloccò: non sapeva se fosse il caso di aggravare la sua posizione svelando il contenuto completo del messaggio, anche perchè si sentiva sufficientemente sotto pressione.
“Perchè?” chiese lei con tono tagliente.
“Perchè c'era scritto che avevi... Che avevi voglia di stare un po' sola con me... In quel senso!”
rispose il ragazzo d'un fiato, stringendo gli occhi come a non voler vedere la reazione di Veronika.
Lei rimase impassibile nonostante le sembrasse di aver ricevuto uno schiaffo in piano volto. Cercava di tenere ben separate la sua versione e quella che gli stava fornendo Liam, ma il suo cervello collaborava poco, sopraffatto dalla delusione e dalla rabbia.
“Continua.” disse soltanto.
Lui annuì, grato a Dio che la ragazza non lo avesse picchiato.
“Ho preso la macchina e sono partito. Ero imbottito di analgesici e a malapena capivo cosa stesse succedendo per strada, ma volevo vederti. Quando sono arrivato la porta era aperta e prima che potessi fare altro... Lei mi ha bendato. Mi ha trascinato in soggiorno e ha cominciato a baciarmi...”
A Veronika mancò l'aria: sapeva che era necessario parlare di quell'episodio, ma era già più complesso spiegarlo al suo cuore, che, dolorante, premeva contro il groppo che aveva in gola, solleticandolo per farla piangere.
“Poi?” esalò con la voce più ferma che riuscì a modulare.
“Vik, io non...”
“Poi?” ripeté lei violentemente.
Liam dissentì stancamente con il capo, rassegnandosi a raccontarle davvero tutto.
“Lei... Ha cominciato a spogliarmi, e intanto stava zitta. Ho chiamato così tante volte il tuo nome, Vik, ma lei mi zittiva, non mi lasciava parlare. E io non immaginavo nulla, non avevo il minimo sospetto che fosse qualcun'altra...”.
Veronika fece scattare il capo, piantando i suoi occhi brucianti di rabbia in quelli umidi del ragazzo, e poi scandì lentamente: “Davvero non avevi capito che era un'altra? Davvero non sapevi chi ti stava montando come un'amazzone? Davvero non ti eri reso conto che quella NON ERO IO?!”
Veronika esplose sul finale, gridando le ultime tre parole.
A Liam sembrò di soffocare.
“No, Veronika, devi credermi! Io non avev-”
“Io credo a quello che ho visto!” strillò la ragazza interrompendolo e battendo i piedi per terra.
“Dannazione, Liam! Stavate scopando come conigli, quando vi ho trovati, e sarei pronta a giurare sulla mia stessa vita che ti è piaciuto!”
Liam si affrettò ad alzarsi a sua volta, ed essendo incapace di comunicare a parole la verità alla sua ragazza, la costrinse a farsi abbracciare, ma Veronika lottò per divincolarsi, cercò di spingerlo via da sé. Era davvero arrivata a rifiutare le braccia dell'uomo che amava? Era davvero pronta per abbandonarle per sempre?
Smise di agitarsi a quel pensiero così vertiginoso e lasciò che lui la avvolgesse, che la cullasse piano, mentre le baciava i capelli e le accarezzava le scapole, le quali avevano preso a muoversi irregolarmente, a causa del pianto silenzioso.
Veronika pianse senza emettere un solo singulto per interminabili minuti, inzuppando la maglietta di Liam e lasciando che il dolore si sfogasse piano, lenito poco alla volta dalla presenza del ragazzo.
“Perdonami, Veronika. Non ti sto chiedendo di farmi l'uomo più felice del mondo e di tornare con me, ma almeno, te lo chiedo in ginocchio, credimi. Veronika, ti amo da impazzire, non avrei mai potuto tradirti di mia spontanea volontà. Mi ha ingannato, Vik, mi ha teso una trappola...”
“Io ti amo” sussurrò infine Liam tra i suoi capelli morbidi, considerandola a quel punto l'unica verità degna di nota.
Veronika tirò su con il naso e allontanò la testa dal petto del ragazzo per alzarla e poterlo fissare.
Rivide quelle iridi profonde, delle quali conosceva a memoria ogni pagliuzza dorata ed ogni sfumatura più calda, e le sembrò di innamorarsi di nuovo di lui, com'era successo la prima volta che le aveva viste, in una sera di Gennaio che sembrava ormai così lontana. Ma no, non poteva essere così: i fulmini non colpiscono mai due volte nello stesso punto.
Lei, che cercasse o meno di nasconderlo, non aveva mai smesso di esserne innamorata, di amarlo con ogni fibra del suo essere. Doveva smetterla di voler essere così orgogliosa: non lo era, era forse solo quello che ci si aspettava da lei, non la realtà. La realtà era diversa: lei lo rivoleva al suo fianco, da quel momento e per sempre, e se quello di perdonarlo fosse un gesto da codardi, non aveva importanza. Non poteva continuare a relegare quell'immenso grumo d'amore in un angolo buio del suo cuore.
Con le ciglia imperlate delle ultime lacrime che avrebbe versato per quella vicenda, disse risoluta:
“Non posso.”
Lui la fissò addolorato e mormorò a fatica: “Capisco.”
Veronika scosse brevemente il capo e avvolse le braccia attorno al torace del ragazzo, e sorridendo disse: “No, Liam, aspetta. Intendevo dire che non posso andare avanti credendo che un giorno mi dimenticherò dell'amore che provo per te. Non ce la farei mai, non ci sono riuscita per due giorni, come farei per una vita intera?... Il fatto è che non posso proprio negarlo, sono innamorata di te come lo ero il primo giorno, anzi, di più...” e abbassò gli occhi.
Lui nel frattempo era rimasto interdetto, dubbioso se credere o meno a quello che le sue orecchie udivano.
“E'... E' un sogno?”
“No, Liam, non lo è. E' tutto vero. Io... Non voglio più pensare a quello che è successo, ti rivoglio indietro, rivoglio il noi, perchè senza quello io non poterò mai essere felice. Io mi fido di te, quello che hai detto deve essere la verità, perchè ti conosco e non mi avresti mai fatto nulla del genere. E' solo che per orgoglio ho voluto dimenticarmi del fatto che... Bè, che ti amo! E a questo punto, tra i due, l'errore più imperdonabile, è il mio...”
Liam interruppe quelle scuse senza una ragion d'essere prendendole il volto tra le mani e baciandola come da innumerevoli ore di veglia tormentata sognava di fare.
Con gioia rifiorita, riscoprì la curva perfetta delle labbra di Veronika, ne ritrovò la delicatezza e la morbidezza, e non desiderò altro che non abbandonarle mai più.
Cominciarono con rinnovata passione a scoprire centimetro dopo centimetro la pelle che entrambi avevano sognato di possedere nuovamente. I baci si sprecavano, così come i “ti amo” sussurrati, e le carezze, e gli abbracci.
Liam sollevò la ragazza dalla vita, e le fece allacciare le gambe dietro la sua schiena. Senza levarle gli occhi e le labbra di dosso, la fece sdraiare sul letto e le scostò i capelli dal collo candido. Ci si lanciò come se avesse trovato un tesoro, ed in un certo senso era così: si stava riappropriando della sua Veronika assaporando la dolcezza del suo profumo, bacio dopo bacio, fino a disegnare una scia, che dalle clavicole conduceva ai seni ormai scoperti.
“Oh, Veronika...”
“Liam, perdonami... Mi sei mancato così tanto!”
“Shh, non scusarti. Ci siamo solo tu e io, il resto non esiste...”
“Sembra un sogno...”
“Non lo è, noi siamo il sogno.”
Liam concluse di parlare e si dedicò esclusivamente alla ragazza, ritrovandola così come l'aveva lasciata, come la ricordava, senza distorsioni, bende, allucinazioni, febbre... Semplicemente, la sua Vik.
Lei lo aiutò a spogliarsi, e quando anche l'ultima barriera fu rimossa, si ritrovarono nudi tra le lenzuola di seta. Lui la sovrastava, reggendosi sui gomiti per non pesarle, e la guardava con gli occhi che traboccavano d'amore, attratti come calamite da quelli altrettanto intensi della ragazza, che, sdraiata sotto di lui, gli carezzava il torace.
“Non avrò mai più il coraggio di chiedere altro dalla vita, se fino alla morte conserverò questo ricordo di te...”
“Liam James Payne, io pretendo che tu muoia vecchio e decrepito, quindi, non pensarci ora. Baciami!”
Veronika placò i suoi timori come lui aveva fatto per lei tante volte, con un bacio, ed entrambi si abbandonarono all'altro.
Le mani di Liam correvano veloci e delicate lungo tutto il corpo della giovane donna: partendo dalle spalle, arrivavano ai seni, li solleticavano con dolcezza, lasciando che il desiderio in lei crescesse, e successivamente si spostavano sui fianchi, sulle natiche sode e infine sull'interno coscia. Le accarezzò l'Intimità con due dita, e continuò fino a quando non sentì il respiro della ragazza farsi più affannoso. Veronika decise di movimentare la situazione anche per lui (e, inoltre, voleva che l'ultimo ricordo che Liam conservava del sesso, venisse rimosso al più presto). Lo scostò con delicatezza e facendo pressione sul petto del ragazzo, lo fece stendere al suo fianco e si mise a cavalcioni su di lui, muovendosi piano contro la sua Erezione, senza smettere di baciarlo.
Liam sospirò rumorosamente e con voce spezzata la implorò di essere meno seducente.
“Vik... T-ti prego...”
“Scusami, Cuoricino...” sussurrò lei maliziosa al suo orecchio, per poi sdraiarsi al suo fianco e tentarlo con gli occhi.
“Fammi tua, Liam! Cosa aspetti?”
Liam pensò che non c'era davvero una visione più bella di quella che lo circondava, e le sorrise. Lei fece lo stesso, mentre il petto scendeva e saliva velocemente, preda dell'eccitazione.
Con dolcezza le fece divaricare leggermente le gambe, e mentre le braccia della ragazza gli cingevano il collo per esortarlo a continuare, lui fece come richiesto: penetrò in lei. Riconosceva Veronika, lo faceva davvero, aveva la certezza matematica che fosse lei, non perché la vedeva, ma perché sentiva il suo corpo chiedere veemente quello della ragazza, perché dietro ad ogni spinta c'era un desiderio più profondo di quello carnale. Si muoveva in lei e su di lei come se fosse la cosa più naturale e bella del mondo.
Veronika, dal canto suo, percepiva il piacere come mai le era capitato prima, e vi si abbandonò completamente, lasciando che il destino ricucisse i lembi del loro amore, accidentalmente squarciato dalla gelosia e dall'invidia di qualcun altro.
Liam ansimava a intervalli irregolari, così come la ragazza, e quando furono a un passo del raggiungere l'apice, Veronika attirò a sé il volto del ragazzo e lo baciò.
Mentre le labbra si scontravano e si confondevano, i gemiti dell'estasi sfuggivano indiscreti, riempiendo lo spazio circostante della calma dorata che sopraggiunge dopo la tempesta più buia.
Liam si lasciò andare e senza uscire da lei, posò il capo sul suo petto, ascoltandone i battiti veloci. Lei lo strinse tra le braccia e allacciò le gambe al suo bacino.
Sorrise, finalmente felice, finalmente al suo fianco.
“Vik...?”
“Sì?”
“Promettimi che non accadrà mai più nulla del genere, dimmi che non hai altre cugine psicopatiche in giro per il mondo, giurami che mi terrai al guinzaglio e che mi controllerai come se fossi un ritardato!”
Veronika rise facendo sembrare la sua voce una canto angelico e subito dopo disse: “No, fortunatamente non c'è nessun'altra come lei, al mondo... O quanto meno non la conosco! E comunque, giuro che più tardi scendo e ti compro davvero un collarino, poi sulla targhetta facciamo incidere 'Proprietà di Veronika, prego, chiamare il numero...'. Che ne dici? Può andare?”
Liam ridacchiò e alzò il capo per guardarla.
“Dico davvero, Vik. Non voglio rischiare ancora di perderti...”
Lei gli accarezzò i capelli e con dolcezza mormorò semplicemente: “Capitolo chiuso, ritardato del mio cuore.”
Detto questo, lo baciò a fior di labbra e lo strinse forte a sé, fino a fargli male, di quel male così perfetto, che vorresti provare per tutta la vita.
Cos'altro succederà adesso? O.O
Non vedo l'ora di scoprirlo, quindi vado subito a leggere il prossimo capitolo, anzi, passo dopo perchè ora devo andare in piscina!
Ciao bellissima! :** |