Ciao!
So di doverti delle scuse per la pigrizia che, pur permettendomi di andare avanti con la lettura (non poteva essere altrimenti, vista la mia Fuoco-dipendenza), mi tratteneva dal commentare. Comunque ho tonnellate di appunti, quindi è solo questione di tempo. A proposito di questo, come ben sai, sono già arrivata alla fine, quindi spero di non fare spoiler; cercherò di essere il più fedele possibile alle mie note, ma, lo sai, quando si “uniscono i puntini” (sai cosa intendo) qualcosa può sfuggire sempre. Ti prego di scusarmi in anticipo.
Modalità consueta, valutazione positiva, come puoi vedere, generalmente, diciamo, sono molto soddisfatta di questi due e anche la sintassi è notevolmente migliorata, forse si è trattato di un periodo momentaneo? Dimentico sempre di guardare la data di pubblicazione, per cui faccio solo ipotesi.
Ma iniziamo, che è meglio.
CAPITOLO 18:
L’immagine è bellissima, anche se io, personalmente, la trovo positiva. Non so, mi ricorda la Vergine Primavera della Bradley, ricordi nel ciclo di Avalon, a Samaine (mi pare) la Fanciulla e il Re Cervo? O anche la Primavera nelle opere d’arte, eh, solo che ovviamente paragonare il ciclo di Avalon a un fantasy viene un po’ più spontaneo, ecco. Mi fa pensare ad Airis, ma, a rifletterci bene ora, è un po’ troppo “innocente” per essere lei.
Il punto di vista, qui, è solo di Ledah e penso che questo, insieme col successivo (che, invece, vediamo attraverso gli occhi di Airis), formino un po’ una coppia e vadano letti insieme, come ho fatto io per poter essere capiti meglio. Sono un po’ come due specchi, come nel seguito di Alice (di Carroll), i due lati al di qua e al di là dello specchio magico.
Smettendo di divagare, è interessante vedere come l’elfo si muove in una situazione per lui nuova, o, perlomeno, diversa dal solito (ci sarà stato un tempo in cui Lysandra era ancora una donna, spero), come reagisca di fronte a una bambina pura come Melwen, che sembra un po’ riportarlo in mondi/realtà da cui è escluso da tempo. Volontariamente o meno, questo è da vedere, anche se io tendo più per la seconda ipotesi. In particolare, trovo esemplificativa di questo suo atteggiamento un po’ da orso questa frase “Per quasi dieci anni aveva vissuto in completa solitudine, ascoltando e guardando da lontano la vita che le persone comuni conducevano”. Credo ci faccia intuire molto della sua vita prima dell’inizio del racconto, ma anche delle sue scelte e della sua personalità.
Eppure, nonostante tutto, non posso non riporre in lui una speranza (e tienilo a mente per i capitoli successivi questo), soprattutto dopo essere andata avanti nella lettura fino a quando Ledah cerca un po’ di pace nell’ambiente famigliare della foresta, a lui molto più famigliare. Qui, ecco, torni un po’ nel solco della tradizione, che vede gli elfi creature legate con un filo indissolubile alla Natura (ma anche alle sue sorti), anche se ovviamente con tutte le varianti del caso trattandosi di Fuoco (non sono gli elfi protettori della Natura e quasi “santi” di cui ci hanno riempito le orecchie, per intenderci).
Sto scoprendo di avere parecchi tratti in comune con Ledah, anche se continua a non convicnermi del tutto e nella scena di lui che quasi impazzisce in mezzo alla folla, nella testa solo il desiderio di scappare, mi ci sono immedesimata molto (come ben sai). E’ sicuramente un particolare interessante, ma anche un po’ “stonante” (si può dire?) visto che stiamo pur sempre parlando di un guerriero, che di certo aveva dei compagni assieme a sè in battaglia.
Riguardo alla cittadina e alle sue caratteristiche commento dopo, mentre per l’incontro fra i due, beh, è stato un vero tocco di genio, Hime, sono ancora con gli occhi sgranati, ferma in quella piazza assieme a Ledah. Devo aggiungere altro?
CAPITOLO 19:
Uso l’immagine per commentare un po’ il tuo modo di descrivere la cittadina, dato che mi sembra molto calzante: vediamo, infatti, una città che sembra distrutta, ma che, ad avvicinarsi meglio (pure con la lente, fra un po’!), si scopre essere in festa, le strade piene di gente serena, incurante del pericolo che incombe su di loro. La quiete prima della tempesta? Un ulteriore indizio che si sta per scatenare l’inferno, come già ci avevi suggerito mediante la visione-premonizione-sogno di Airis?
Proprio suo, infatti, è il punto di vista attraverso il quale vediamo le vicende, ora. E’ come se lei e Ledah fossero due sentieri diversi che si stanno studiando da lontano e che si incroceranno di nuovo fra poche righe, in quella piazza affollata; come se, pur avendo fatto scelte e aver preso strade diverse, i due fossero... destinati a ritrovarsi e continuare insieme il viaggio.
Pur essendo due persone e due prospettive completamente diverse, però, non si può non notare che il loro atteggiamento, la loro paura, le loro ansie sono le stesse: due lupi solitari che si ritrovano di colpo catapultati in un mondo cui non appartengono più e da cui sono stati prepotentemente e violentemente scacciati via, non dopo umiliazioni e derisioni di ogni sorta per il loro essere “diversi”. Come se fossimo colpevoli della nostra storia, delle nostre... radici (discorso che poi si vede bene con Copernico).
Quando parli dell’orologio e del suo scandire sei momenti non ho potuto fare a meno di ripensare all’indovinello della Sfinge e, più in generale, all’antico paragone giorno-vita dell’uomo, con l’affinità quasi ovvia fra ciclo del sole e ciclo della vita. Solita paranoia mia, vero?
Il rapporto fra Airis e Lysandra meriterebbe fiumi di parole da solo, perchè ci pone di fronte a miriadi di interrogativi, soprattutto sull’uomo, sulla natura, sulla vita e la non-vita. Il fatto, poi, che la ragazza, sempre così sicura di sè, decisa, combattiva, si ritrovi inerme come un neonato di fronte al Lich, beh, è uno stridente contrasto che ci fa capire come, in realtà, sia davvero la sua anima (ma l’avrà ancora?). Lysandra è la sua condanna, colei che sta “lordandole l'anima con la sua corrosiva oscurità”, ma anche il suo nutrimento, la sua “fonte di vita”, esemplificato, a mio parere, anche dal fatto che è proprio del sangue del Lich che si ciba. E questa sostanza non è sempre stata associata alla vita? Il paragone con la mantide è quasi scontato (non mi ricordo se l’hai fatto anche tu nel testo, purtroppo).
Tuttavia, ho una domanda: non riesco a seguire la logica dietro le visite del Lich ad Airis per nutrirla, c’è oppure no?
I dubbi della guerriera di fronte a ciò che, lo sa, la tiene in vita, ma la spinge sempre di più nell’abisso, ci fanno capire quanto sia ancora dannatamente umana e ci fanno presagire che, il giorno che abbandonerà la ragione e finirà come gli altri non-morti (se mai accadrà, ovviamente), sarà davvero il trionfo del Male che il Lich incarna. “perché ogni volta che doveva sottomettersi alle brame di quella donna si sentiva sempre così sporca, così... sbagliata?” Perchè Airis ha scelto la non-vita? Sicuramente il giorno che risponderai a questa domanda, lo farai soddisfacendo ogni mia curiosità, ma, al tempo stesso, dando anche una risposta netta e definitiva alle questioni che la seconda vita di Airis e le scelte che è obbligata a fare (uccidere, cibarsi di Ignus spinta da un istinto famelico, etc.) ci pone.
Avrei tantissimi altri appunti su questo capitolo, ma rimando perchè ho veramente ciarlato troppo e non voglio annoiare te o chi altro leggerà. Le rimando, quindi, e concludo con una citazione bellissima, credo riferita ad Airis, ma che, in realtà, vale anche per Ledah: “Nessuno può amare un nemico, tanto meno un mostro”.
Un carissimo saluto e a prestissimo,
Viviana
p.s. Ch. 18
"scossero la quiete che regnava" (scosse)
"fu la schiena una donna alta" ("[...] schiena DI una è [...]")
"Hai ragione, ci farò più attenzione" (senza il "ci")
"gustandosi il sapore della mollica ancora calda" ("gustando")
"Chissà cosa starà facendo ora" (sta facendo)
"i suoi occhi verdi" ("gli occhi verdi")
"Che la benedizione della luna scenda su di te..." (io la metterei in corsivo, un po' per farla risaltare, un po' perchè sembra proprio un pensiero di Ledah, che altro)
"che tornava a gravargli sul petto" (era tornato)
"aromi proveniente dalle cibarie" (provenienti)
"Ledah e pian piano perse" (Ledah, che pian piano)
"Ma tu non credi questo" (meglio "Ma tu non ci credi,")
"cosa stesse accadendo" (stava accadendo)
"non ci fosse altro" (fossero)
"scendo a prenderlo" (prenderla)
"in cui cui si fissa un idiota"
"le capacità di mercanteggiare" (la)
"gustandosi quel gusto" (gioco di parole?)
Ch. 19
"Però gli abitanti di Amount-vinya" (sarebbe meglio "Al contrario" per sottolineare il contrasto)
"a Seleneide" (ci aggiungerei un ", vero?" alla fine)
"che provava lei" ("che provava PER lei")
"un piccolo drappello di guardie si era appropriato" ("[...] CHE si era appropriato")
"Quando le capitava varcare la soglia" ("[...] DI varcare")
"a Seleneide. era"
"in più in fretta possibile" (il)
"tutti vestite" ("vestiti", inoltre fai attenzione perchè, messa giù così, sembra che tutti indossino una maschera, mentre invece sono solo gli uomini)
"dal quel gorgo" (da)
"non ora che finalmente quell'odioso mal di testa aveva finalmente deciso di concederle una tregua" (ripetizione!) |