Allora, eccomi qui a iniziare questo nuovo racconto, con i miei tempi biblici purtroppo, ma con molto entusiasmo. Paris ha lasciato un segno, molte cose sono rimaste in sospeso, non solo nella vita di Oscar e André, ma di molti personaggi.
E ritrovo fin dalle prime parole, la stessa intensità, le stesse emozioni di Paris.
Son passati tre giorni da quel fatidico quattordici luglio, tre giorni in cui il generale Jarjayes non ha più avuto notizie di sua figlia Oscar. Negli ultimi capitoli di Paris il generale Jarjayes era tormentato da un incubo, un incubo che non riusciva bene ad interpretare. Son passati tre giorni da quando il generale ha salutato André e non sua figlia, nessuna notizia, nessun messaggio da parte di Oscar, se non quell'incubo confuso e incomprensibile.
E se negli ultimi capitoli di Paris il generale Jarjayes finalmente mostrava qualche piccola crepa nella sua rigida e indistruttibile armatura, ora l'armatura scricchiola pericolosamente.
Padre, finalmente solo padre, così si mostra e si sente il generale. Padre dell'ultima figlia, la figlia che lui non avrebbe voluto perché non era l'agognato maschio, erede del nome e del casato. Il figlio che sarebbe diventato la sua immagine speculare, il suo orgoglio e la sua felicità di uomo e militare.
Invece è nata lei, figlia, l'ultima, semplicemente figlia.
Quel rinnegare la realtà, quell'ostinarsi a volere che lei, l'ultima figlia fosse un maschio, ha portato un padre a perdere se stesso, a perdere la sua identità di padre per essere solo un militare che forgia una figlia a sua immagine e somiglianza.
Ciò che accade a Parigi, l'incertezza di ciò che può essere accaduto a quella figlia, fa crollare definitivamente l'armatura che il generale ha indossato per tanti anni.
E resta solo un padre che teme per la sorte di una figlia, l'ultima, la più coraggiosa.
Perché lui ne conosce il coraggio, la forza e la determinazione. È stato lui che ha fatto di quella bambina un soldato, un ufficiale degno del suo rango e del suo casato.
Le ha insegnato tutto ciò che serve ad un buon ufficiale, le ha insegnato il senso del dovere e dell'onore, ma non ha potuto impedire che quella bambina, quella donna che ha soddisfatto ogni sua ambizione di militare, ogni sua aspettativa crescesse con una volontà ferrea, con dei principi saldi.
Il bene e il male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, lei, Oscar, ha imparato da sé a discernere, a lottare per ciò in cui crede, anche se questo vuol dire andare contro il casato di famiglia, o disobbedire ad un ordine dello stesso Re.
Oscar ha disobbedito, il generale lo sa bene, ha fatto delle scelte seguendo la sua coscienza. Seppur nell'incertezza e nell'inquietudine, il generale non può che ammettere che ciò che ha fatto Oscar nei giorni che hanno preceduto quel fatidico quattordici luglio non sono il frutto di una ribellione senza senso, fine a se stessa.
Comprende il generale Jarjayes che vi era una chiara visione di ciò che sarebbe potuto accadere e che Oscar ha seguito la sua ferma integrità nello scegliere di non obbedire agli ordini. Aveva compreso meglio di chiunque altro, Oscar che Parigi era diventata una polveriera, che sarebbe bastato un nonnulla per accendere la miccia e il furore del popolo.
Le decisioni che Oscar aveva preso,e che erano di fatto delle insubordinazioni, avevano cercato di arginare, o almeno ritardare, ciò che sarebbe avvenuto. Solo ora che tutto è avvenuto, il generale si rende conto che, per quanto da lui non condivise, le decisioni di Oscar erano almeno sagge.
Le notizie che arrivano da Parigi sono terribili, una città in rivolta, una fortezza attaccata e presa, uomini massacrati e teste portate in trionfo, in tutto questo orrore non vi sono più notizie di Oscar. Solo un incubo a tormentare un padre, capelli biondi insanguinati e una voce sconosciuta che invoca un nome, un grido che non può tranquillizzare il cuore del generale, del padre.
Davvero commovente quel ricordo di una bambina, che cresce come un bambino, che ogni sera aspetta suo padre. Le loro mani unite, l'unico gesto di affetto per quella figlia, l'ultima, la sola a cui quel gesto è permesso.
Ho immaginato la mano piccola, da bambina, segnata già dall'elsa della spada che scivola con orgoglio in quella grande e forte di suo padre, perché solo a lei è permesso. Perché lui è l'erede del casato, perché lui è ciò che vuole suo padre.
E quella stessa mano grande e forte che colpisce il volto di quella bambina, perché deve essere forte, un vero soldato, ma che nonostante gli sforzi il padre, il generale non ha potuto piegare.
Essere convocato dal generale Bouillé, pessimo momento per un padre che non sa, ma sospetta, che ha paura e sospetta. Non può aspettarsi niente di buono da quel colloquio, sa il generale Jarjayes che l'altro generale, non la voleva Oscar al comando di qualsivoglia reggimento, battaglione o anche un semplice manipolo di uomini. E sa, il padre, che farà di tutto il generale per far sparire per sempre Oscar dalla scena. Di per sé è uno scenario terribile, Oscar ricercata da ogni soldato che si trova a Parigi, arrestata, portata davanti al tribunale militare e condannata al carcere a vita. E, finalmente, per la prima volta, il casato, l'onore, l'obbedienza al Re, tutto svanisce di fronte all'idea di perdere quella figlia. L'ultima, la più amata.
Il generale riceve l'ordine di cercare quell'ufficiale che ha sicuramente guidato l'assalto alla Bastiglia, di arrestarla e consegnarla ai suoi superiori.Il padre riceve l'ordine e freme perché vorrebbe quella figlia salva e viva.
Ciò che confida Maria Antonietta al padre, al generale è ancora più terribile e terrificante di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Bando capitale, viva o morta, Oscar non ha scampo, il generale Bouillé la vuole morta e nessuno, neanche il Re e la Regina potranno salvare Oscar. La clemenza dei Sovrani nulla potrà contro la vendetta di Bouillé, perché Oscar non sarà catturata viva. E se lo fosse la morte sarebbe certa.
Trovarla e salvarla, solo questo vuole il padre.
E le notizie di Oscar arrivano attraverso una voce del passato, quella voce che ha tormentato i sogni del generale. Rosalie, coraggiosa e decisa, questa volta, non porta buone notizie. Ferita, malata, braccata, Oscar non ha scampo, non ha tempo, è comunque condannata. Non vivrà a lungo. Davvero troppo per un padre che vuole solo che sua figlia, l'ultima, la più amata viva. Non avrei mai immaginato una Rosalie così temeraria, così decisa, perché il coraggio lo si trova per chi si ama.
Ha poco tempo Oscar e deve poter morire in un posto tranquillo, è questo ciò che svela Rosalie, anche André non ha più tempo perché è evidente che ha problemi all'occhio. Il padre non ha compreso che sua figlia sta morendo, così come non ha compreso che il bambino che le ha messo a fianco, l'uomo che ha sempre rischiato la vita per lei, sarà condannato all'oscurità e a perdere la donna che ama.
E non può non voler rischiare il tutto per tutto pur di rivedere sua figlia, una richiesta che Rosalie non può rifiutare.
Ciò che può fare il generale Jarjayes per sua figlia lo fa, sperare che i suoi uomini non lo tradiscano e che possano cercare di aiutarlo a depistare tutti i soldati del generale Bouillé.
Una Parigi stravolta, sottosopra, dove tutto ciò che il generale Jarjayes rispetta in cui crede, ecco lo scenario che incontra mentre, tra mille precauzioni, segue Rosalie e Alain Soisson, il soldato che sa essere fedele a sua figlia e che ha riconosciuto.
Una porta, solo una porta separa il padre da una figlia.
Davanti al generale c'è André il compagno di quella figlia, l'ultima, la più amata. |