La veglia si era protratta fino notte inoltrata e sulla città regnava un silenzio solenne, interrotto di tanto in tanto dalle grida e dalle risate dei più giovani, che si chiamavano per strada rincorrendosi con le slitte; in pochi sarebbero andati a dormire, i festeggiamenti continuavano nelle dimore umili, come in quelle patrizie tra canti, balli e ricche cene.
Non c’era davanzale, finestra o balconata senza il suo bravo lume acceso, che celebrava la vittoria della luce sulle tenebre; trascorso il Solstizio, infatti, le giornate cominciavano ad allungarsi e prima o poi nell’angolo di qualche orto cittadino avrebbe fatto capolino il primo germoglio.