Fin da bambina Ada aveva creduto di udire qualcosa di magico nel venticello che pigro soffia nei crepuscoli di fine settembre, quando l’estate non è così lontana come invece sembra il ricordo dell’afa e dell’arsura tipica di una città come Roma. Anche quella sera sul suo balcone, seduta con le gambe incrociate, respirava forte, cercando di godere della maggior quantità possibile di quella magia aeriforme.

È la notte del 13 Luglio 1789. Si è appena conclusa la cerimonia funebre per André e per gli altri caduti. Oscar è distrutta dal dolore, pervasa da un senso di profonda ingiustizia e non sa darsi pace. Alain, le consegna un quaderno di André trovato in caserma e pochi altri effetti personali in una sacca. Su quel quaderno egli aveva annotato nel corso dei mesi precedenti e del poco tempo rimasto la mattina del suo ultimo giorno, molti dei suoi ricordi e delle sue impressioni. Rievocazioni di una vita passata assieme a lei con la guida di un sentimento che aveva trovato un modo di manifestarsi la prima volta che avrebbe potuto comportare un allontanamento definitivo tra di loro. Leggendo in ordine sparso quelle pagine e ricostruendo l’intimità privata di André, Oscar si trova a capire ancora di più quando profondo fosse sentimento di lui, oltre la sua stessa comprensione. Il ricordo di André l’accompagnerà per una notte intera in cui ella vivrà una sofferenza indicibile a tratti mitigata dalla sensazione di essere ancora circondata dall’amore di André, da qualunque dimensione arrivi.

Rifletti, solo questo.

Brevi attimi di scoramento mattutino nella vita di una giovane Oscar Françoise de Jarjayes.
“Eppure, Andrè, tanto nostro impegno e tutto ciò che, costantemente, conseguiamo non arrivano mai ad appagare, a chetare, tutto quel sussurrare.”

Un altro racconto breve su Rei... Il titolo la dice lunga.

"Te ne sei andato o me ne sono andata?
Mi hai persa o ti ho perso?"

Nulla può fermare il tempo e niente impedisce lo scorrerere dei pensieri, quando in sottofondo c'è solo la solitudine.

Partimmo il 2 luglio 2013 da Roma. Sessanta giovani Italiani con un biglietto che li portava a Bangkok, poi da lì ciascuno avrebbe preso la sua strada, ciascuno con la sua scadenza.
C'è chi dice di essere partito per trovare sé stesso, io mi sto perdendo. A mio parere è il modo migliore per capirsi.
"Siamo qua perché abbiamo qualcosa che ci accomuna, abbiamo stabilito. Non so se sia questo sentimento, o qualcosa di ancora più profondo. Però siamo umani, vero? Soffriamo e sappiamo apprezzare comunque i momenti di gioia. A volte però abbiamo una sensibilità diversa, occhi nuovi."

Il silenzio si dilata nello spazio tra i loro corpi e accentua le distanze – non era così che se lo immaginavano, il dopo.
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, Shiho si ritrova a raccogliere i cocci di una vita che non è sicura sia nemmeno mai esistita.
‣ Raccolta disomogenea scritta per il #Writober2022 seguendo i prompt di Fanwriter.it (lista pumpBLANK – prompt misti scelti tra le quattro liste presenti).

Chiamatemi dannato perché la consapevolezza della vita è la peggior pena.
La speranza è un pesce che nuota nel Rio Doce.

Volo, sopra una luna di cioccolato.

«Sapevi che stare sola con te stessa non sarebbe stato d'aiuto».

Un gatto racconta le sue sofferenze. Purtroppo non tutti gli animali sono fortunati e questo micetto ne è la prova.

"Soliloquio di un povero bastardo" è il mio urlo in cerca di aiuto,una raccolta dei miei pensieri fatta per cercare di rendere leggibile e di spiegare il casino della mia mente.
Ogni tot di tempo uscirà un nuovo capitolo
-Michele Palladino,autore

Se Medusa avesse la possibilità di parlarci, cosa direbbe? Narrerebbe la sua storia, sicuro, e la commenterebbe.
Un po' come fece il Maestro Camilleri con Tiresia e Caino. Lei parlerà di sé attraverso i miti e le storie, ma con un nuovo finale.