Rieccomi qua!!
Perdona l'attesa, ma ho tardato a scrivere un po' per il lavoro, e poi...perche' un capitolo simile merita una recensione seria ed accurata.
Io non ho parole. Straordinario, sul serio.
Un episodio-fiume dove succede praticamente di tutto, e con una conclusione degna di un poema omerico.
Joe e' l'eroe che dopo aver sopportato e patito l'indicibile, all'ultimo alza finalmente la testa e, in preda ad un sacro furore, fa piazza pulita di Kim e riesce ad ottenere una vittoria praticamente impossibile. Davvero strabiliante.
Pugilisticamente parlando, dal punto di vista della sua carriera, e' QUESTO il punto piu' alto raggiuntp da Yabuki. Certo, lo attendono altri match entusiasmanti ma ormai fisicamente non sara' piu' al top come in questo momento (e credo tu abbia capito a che mi riferisco...). Purtroppo, negli sport da combattimento, contano solo le vittorie e i titoli, una volta che hai appeso i guantoni al chiodo. Una sconfitta, per quanto tu ti sia battuto bene, non verra' ricordata.
Veniamo al capitolo: Joe, nonostanta le condizioni critiche, e' piu' vivo e vitale che mai. Il suo spirito selvaggio si e' risvegliato, ed e' pronto a tutto. Anche a donare il sangue, pur di rientrare nel peso. Anche a picchiare brutalmente Danpei, che a momenti mandava tutto a monte. E anche a cacciare via Yoko, che voleva convincerlo a ritirarsi. Ormai e' deciso ad andare fino in fondo, e non si fermera'. Mai.
Emblematico l'incontro al ristorante tra i due contendenti: anche Kim ha il dono della parola, chi l'avrebbe mai detto!!
Scherzi a parte, quel tizio e' freddo e glaciale come la morte. Mantiene sempre lo stesso atteggiamento fuori e dentro il ring. Usando la psicologia spicciola, un simile comportamento puo' essere indice di un disagio psichico. Il loro incontro e' completamente agli antipodi, rispetto a quello tra Joe e Carlos. Non c' e' la minima empatia. Kim non sa nulla di Joe, e nemmeno gli importa. Perche' disprezza lui, disprezza i pugili, disprezza la boxe. Considera gli avversari come noiose formalita' da liquidare il piu' in fretta possibile.
La sua e' una storia terribile (che tra l'altro hai descritto in maniera superba: si puo' scendere in particolari macabri ed e' spesso un'operazione dolorosa per chi legge e per chi scrive, ma e' l'unico modo per rendere la drammaticita' di certi eventi), ma analizzando la cosa da un punto di vista diametralmente opposto, viene da chiedersi per quale motivo una persona racconti cose talmente private ad un perfetto sconosciuto, senza alcuna ragione apparente. A meno che lo scopo non sia quello di destabilizzare psicologicamente l'avversario. Il suo comportamento ricorda quello di uno psicopatico: semplicemente osserva una potenziale vittima e capisce gia' quali fili tirare per manipolarla ed ottenere il suo scopo. Si interessa o finge di interessarsi alle persone solo nella misura che gli e' utile a raggiungere l'obiettivo. Del resto c' e' forse differenza tra una macchina da guerra ed un serial killer?
Forse saro' cinico ed insensibile ma la pantomima che ha innescato non ha fatto altro che rendermelo ancora piu' sgradevole e odioso.
Kim pensa che la boxe sia una sorta di paradiso pacifico, al confronto della guerra che ha passato lui. E si permette di giudicare chiunque, usato il suo passato di profugo e soldato come alibi. Tutti noi abbiamo nella vita il nostro carico di sofferenze, lutti e dolori. Ognuno sa cio' che ha passato, e ne paga il conto ogni giorno, senza giudicare nessuno. Cambia il contesto, ma non c'e' differenza tra veder morire il proprio rivale sul ring ed uccidere il proprio padre in guerra. La sofferenza e' la stessa. E vale per tutti noi. Magari cio' che mi fa soffrire puo' apparire un'inezia agli occhi degli altri, ma intanto sono io a doverci convivere, e posso assicurare che non e' facile per niente.
Kim ritiene di essere il piu' forte perche' nessuno ha sofferto cio' che ha sofferto lui, ma si sbaglia. E sta per capirlo nel peggiore dei modi. Diciamo che le persone che hanno subito disgrazie le comprendo e le posso commiserare, i furbi che usano le disgrazie per giudicare gli altri e porsi su un piedistallo, no.
Inizia il match e Joe, almeno all'inizio, ci casca a quella storia. Poi capisce. E diventa una furia. Se muore contro un tizio simile, una volta nell'aldia' non avra' nemmeno il coraggio di guardare in faccia Rikishi. E Kim, dopo aver tirato i fili giusti ed aver tentato di spezzarglieli uno ad uno (KIM!! USA IL CHOM CHOM, VAI COL CHOM CHOM!! Me la ricordo ancora adesso!), crolla psicologicamente. Ha scoperto che anche la boxe puo' essere terribile. E che il TERRORE, QUELLO VERO, lo puoi provare anche sul ring. Quando ti trovi uno che continua a farsi sotto, se ne infischia di tutti i colpi che prende e non cade. Perche' e' pronto a morire, e ti sta mettendo alla prova. Per vedere se sei degno di ammazzarlo. E se non lo sei...beh, tanto peggio per te. Perche' sara' lui ad ammazzarti.
Joe ha avuto la vita appesa ad un filo, per tutto il match. L'unico filo rimasto. Ma e' un filo piu' indistruttibile del diamante.
Un capitolo davvero superbo. Complimenti.
Alla prossima,
See ya!! |