Recensioni per
L'unico domani
di innominetuo
(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) |
Ed eccoci giunti al termine di questa storia bellissima e tragica. Ora capisco perché ti ha appassionato tanto: sono rari i manga che trattano percorsi umani così intricati e così profondi. Il combattimento finale (che, ammetto, ho dovuto leggere perché non ho mai visto l'anime) è forse l'aspetto più originale di tutta la storia. In genere siamo abituati a vedere il protagonista trionfare. Joe, invece, perde. Perde l'incontro e perde la vita, bruciando e annullandosi proprio come aveva sempre cercato di fare. C'è qualcosa di sublime, ma anche di molto egoistico nella sua scelta. Questo lo rende il personaggio di fantasia più umano di tutti i manga di mia conoscenza, molto più tragico e complesso perfino di Lady Oscar. Approvo la tua scelta di farlo rivivere in Keiko. Lei è un piccolo elemento di speranza nel mare di malinconia che non si ritira nemmeno dopo dieci anni dalla morte di suo padre. |
Inaspettatamente in questo capitolo si interrompe il climax ascendente di tensione creato dai capitoli precedenti per un'incursione sulla vita e la persona di José. Sì, in fondo è giusto dedicare del tempo anche a lui, che sarà involontario protagonista della fine della carriera (e della vita?) di Joe. Un uomo che sembra un attore più che un pugile. Diverso in tutto dalle persone con le quali fino ad oggi Joe ha incrociato i guantoni. Per motivi molti diversi da quelli di Joe, anche José medita di porre fine alla sua carriera pugilistica con l'incontro alle porte. Non potrebbero incontrarsi due persone più diverse, su quel ring. Entrambe saranno il compimento del destino dell'altro... |
La vita chiede il conto. Questo, Joe, non lo vuole capire né accettare. Il suo rifiuto categorico ha un non so che di infantile. Pare non voler ammettere che non è più un cane randagio, ma un figlio con un padre che si preoccupa per lui e un amante con una donna che lo adora contro tutto e tutti. Non può pensare di farla franca. Yoko sa, Nakamura sa. Ora Joe deve fare i conti con questo, e con la paura di essere tradito dal suo corpo. |
Dunque, da dove posso iniziare? Oddio, non saprei. Questo capitolo è così denso di sentimenti che fatico a commentarlo. Lo farò parlando dei personaggi, partendo da Noriko. I suoi piccoli ripensamenti mi hanno fatto una grande tenerezza. Quante volte sarà accaduto che una donna decida di mettere a tacere il cuore per convolare a nozze con il buon partito di turno? L'affetto per Nishi non si trasformerà mai in passione, ma potrà essere alla base di un'unione serena che Joe non avrebbe mai potuto costruire con Noriko. Le lapidarie parole della fine del capitolo segnano la fine di un'illusione adolescenziale, e nel più ampio contesto della storia hanno il sapore amaro di un addio. Sì, perché Joe sta mostrando i segni di un problema grave che, ci scommetto quel che vuoi, lo condurrà nel baratro. Lui minimizza, certo, ancorato com'è al suo progetto di vita vissuta al massimo, in cui esiste solo il presente. Tant'è che di fronte al matrimonio della sua amica di infanzia, costretto a porsi delle domande sul futuro con Yoko, Joe non trova risposta. Lui sa che non c'è un domani. |
Questo capitolo mi è piaciuto moltissimo. Forse sarò ripetitiva, ma devo dirtelo: sei bravissima a scrivere scene di combattimento! Sono ritmate, vive e vitali. Sembra di essere lì! Questa è una vera dote, perché di moine e di fiore-amore sanno scrivere in tanti (o credono di saperlo fare), ma è nelle scene di azione che viene fuori il vero talento. E tu, mia cara, ne hai da vendere! Anche il linguaggio è efficace e diretto. Complimenti, davvero. |
Brava Nonnina. Tanto perfida quanto perspicace. Non poteva riassumere meglio la volontà autodistruttiva di Joe. Mi è piaciuto molto il contrasto fra la calma raffinata del tempio e la violenza del gesto del padre di Joe, così minaccioso e fuori luogo in un'oasi di pace ed equilibrio come quella da te descritta. Ma ad uscire con le ossa rotte dall'incontro con la Nonna è proprio lui. Penso che le parole dell'astuta vecchietta abbiano colto nel segno, mettendo a nudo qualcosa che in cuor suo, in quanto genitore, l'uomo già sapeva ma non voleva ammettere. Il comportamento di Joe durante la conferenza stampa sembra confermare questo fatto, al punto che l'intuito di Yoko si mette all'opera. Siamo al capitolo 32. Ormai ci siamo, temo... |
La rabbia di Dudley Walker, vomitata in una lettera che immagino scritta di getto ripensando all'amico scomparso, è solo un elemento secondario di una fase del racconto dominata dalla malinconia. Joe passa con quel che rimane di Carlos tre settimane, e i suoi pensieri si tingono di tinte sempre più cupe. In quella silenziosa preghiera a Tooru leggo il preludio della tragedia finale. Yoko, stavolta, non sembra cogliere, impegnata com'è a tenere a bada le avances del lascivo giornalista. E' solo a me che ogni incursione nei pensieri di Joe sembra un passo in più verso una volontaria uscita dal mondo? |
Ecco spiegata l'apparizione di Nonnina nello scorso capitolo. Mi spiace per lei, ma la stella di Joe deve continuare a brillare, almeno per un po'. Il suo modo di fare spregiudicato mi ricorda quello di Mitsumasa Kido. Passa come un rullo compressore su tutto e tutti pur di ripristinare la situazione che desidera. A farne le spese è il tuo povero OC, la cui unica colpa è stata quella di aver stretto amicizia con Joe e di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma Joe è ignaro di tutto, visto che è volato dalla parte opposta del Pacifico per ritrovare Carlos - o meglio - il suo guscio vuoto. Avendo letto nelle tue note finali la spiegazione della trama originale non sono certa di essere del tutto d'accordo con la tua scelta. Forse l'originale era più patetico e pesante, ma rendeva al meglio la nemesi di Joe. Comunque si conserva il messaggio: eccola, la fine indegna di un pugile. Conoscendo la visione di Joe, difficilmente resterà insensibile al tema della parabola discendente che ha visto compiere all'amico... |
Una delle cose che mi piace maggiormente di questa storia è la sua verosimiglianza. Siamo troppo abituati al cliché dell'eroe che vince ogni incontro sbaragliando l'avversario. Qui no. Joe, che si appresta a fronteggiare José, non surclassa l'avversario, ma vince ai punti. E' un po' come vedersi assegnato un gol con la VAR. Nulla di glorioso, nessun boato della folla a sostenere la grande impresa. E' con questo spirito che ci si avvicina al gran finale. |
Mi piace questo pugile dei sobborghi newyorkesi, così rude e inasprito dalla vita. E' la versione occidentale di Joe per certi versi. E per Joe incrociare i guantoni con lui sarà come prendere a pugni un altro ragazzo segnato dalla vita in cerca di riscatto. Anche se, a ben guardare, tutti i veri pugili sono così. Mentre nel Bronx si scambiano battute sarcastiche sul muso giallo Joe, in Giappone il nostro eroe fa fatica ad adattarsi agli agi della fama. Quindi torna nella sua cara e vecchia palestra. Il senso del suo disagio è chiaro: la fama e la ricchezza lo allontanano da quella miseria che lo ha reso grande. Non è in una palestra nuova di trinca che Joe può intraprendere la sua scalata verso la gloria, ma in quegli stessi sobborghi squallidi e malfamati che lo hanno visto muovere i suoi primi passi verso ciò che è diventato. |
Questo capitolo, che dovrebbe essere di semplice raccordo, ha al suo interno molti temi e spunti davvero interessanti. |
Eccomi qui! Dopo due giorni di abbuffate di cibo finalmente riesco a nutrire anche la mia mente riprendendo in mano questa storia da troppo tempo abbandonata. La tensione che ha spinto Joe a comportarsi da spaccone, ricevendo un bel cartone in cambio, e perdona la rima, aleggia in tutto il racconto. E' chiaro il motivo per cui Joe si è comportato così: il momento di incrociare i guantoni con José si sta avvicinando. Per adesso la lotta fra i due è a distanza e si svolge per interposta persona. A farne le spese sono i malcapitati avversari, trattati con lo stesso riguardo del sacco da riscaldamento. Entrambi i KO sono messaggi neanche troppo velati al vero contendente. L'unica a mostrare preoccupazione in questa situazione è la stilosissima Yoko. Che abbia qualche cattivo presentimento? |
E brava la nostra Yoko! Una bellissima sorpresa, non c'è che dire. Mi piace sempre di più questo personaggio, così sensuale e deciso. Tu le hai dato una profondità che non so se esistesse già nell'originale, ma che di sicuro le rende un grande merito. Joe invece qui dimostra tutti i suoi vent'anni: si infervora per una causa meritoria ma esagerata, e viene messo al tappeto senza troppi complimenti. Devo dire che se lo è meritato. In fondo, e questo è ciò che me lo rende simpatico, anche Joe ha i suoi difetti. C'è tanta umanità in questa storia, e tanta verosimiglianza. Ripeto: non so quanto sia già presente anche nell'originale, ma poco importa. E' il risultato finale che conta. E mi piace. |
Che simpatico siparietto quello di Tange in volo verso le Hawaii! Me lo sono immaginato mentre importuna le hostess con le sue domande infantili. Un momento di serenità che precede l'incupirsi successivo: Joe, che è uno sportivo sul ring e fuori, incarnando così i valori più nobili del boxeur, non manda giù l'ostentazione di Mendoza. La sua reazione è un po' esagerata e troppo sanguigna, ma comprensibile visto il legame di amicizia che lo lega a Rivera. E' sempre così, in questa storia: a un momento di serenità segue una tempesta. Le nubi si stanno già addensando all'orizzonte... |