Bene. Bene. Okay, dopo aver chiuso la bocca, perché altrimenti entrano le mosche, posso inaugurare la mia prima recensione a "Non può piovere per sempre".
Per prima cosa, chiedo il permesso di piangere. Non so nemmeno perché, se per la gioia di essere finalmente riuscita ad iniziare a leggere questa storia o per le emozioni che mi hai già dato con questo primo capitolo. Però, dai. Posso piangere? Solo un pochetto, un pochettino, posso? Per favore?
Come sarebbe, che non posso? Perché no? Perché no? Non posso proprio per niente? No?
Ma... Ma...
Ehm. Okay. Sono di nuovo conseziente e mi rendo conto di aver iniziato a litigare con me stessa. Bene. Della serie: "I motivi per i quali non si dovrebbe mai recensire il primo capitolo di una storia lo stesso giorno in cui si è recensito l'ultimo capitolo della storia di cui la suddetta è il seguito" (sì, è qualcosa mi dice che avrei potuto dare a questa serie un titolo più corto, così avrei fatto meno confusione).
Sì, credo di essere stata idiota a sufficienza per tutta la recensione.
Quindi dichiaro chiusa la parte cretina del commento e inauguro quella seria (anche se purtroppo non posso garantire che qualche idiozia non mi possa sfuggire anche da qui in poi T^T).
Bene. Già da subito, mi è sembrato di essere immersa nell'atmosfera cupa che permea tutto il capitolo... Perseus si riconosce immediatamente, e il paesaggio tempestoso e piovoso che rimbomba sulla villa dei Queen è reso benissimo. Così come l'entrata nella casa. Devo dire che non poco merito su questo ha Attila. Non che sia il personaggio principale, non che gli altri due facciano magra figura in confronto a lui (tutt'altro!), ma il gatto... Non saprei, dà davvero l'idea dell'arrivo al focolare, non so se sono stata chiara (probabilmente no). Oltretutto, ultimamente proprio a lui non ci avevo più pensato, perciò è stato bello riaverlo. Il dialogo tra i genitori di Rachel mi ha trovata con il fiato sospeso: ero lì con le domande che mi si accumulavano nella mente. Del genere: "Perseus sa già di Regulus? E Diane? E, soprattutto, Rachel?" Poi, via a via, tutti i dubbi si sono dissolti. Inserendomi alla grande nella storia.
Poi okay, anch'io sono principalmente scettica nei riguardi della Divinazione (e delle foglie di tè. Viva le bustine! U_ù), ma Diane che guarda sul fondo della tazza e inizia a scovarvi tutti questi presagi non esattamente rassicurarmi... Mi ha dato un'ansia incredibile! Le loro reazioni al sentire bussare alla porta fanno capire sul serio quanto forte siano la tensione e la diffidenza, di questi tempi.
E quindi eccoci a Rachel. L'enormità del dolore e dell'angoscia e dell'annebbiamento che prova è tanto grande da mozzare il fiato. E traspare da ogni suo gesto, voglio dire, non mi è parso ci fosse nessun suo movimento di troppo, nessun atto che non valesse ad accentuare quello che deve sentire.
Non parliamo di questo passaggio, poi: "« Ho detto che non voglio vedere nessuno. Mandali via » disse con voce rauca, coprendosi le orecchie con le mani, le dita tra i capelli come nell’atto di strapparseli dalla testa". La si vede quasi, la ragazza, le dita che artigliano le orecchie e i capelli; è terribile.
Il confronto, se così si può dire, perché più che altro è un silenzio che condividono, tra Rachel e Barty è un'altra cosa che mi è piaciuta da morire. Anche perché viene da domandarsi a più riprese cos'è che Barty sta provando in quel momento (quel che sta provando Rachel lo si sa. Fin troppo bene). Davvero, ero lì a chiedermi come una forsennata se in lui prevalesse la rabbia, quanto fosse triste per Regulus, se fosse triste per Regulus. Eppure il fatto che le sue emozioni siano più criptiche, meno chiare di quelle di Rachel, è perfetto. La fiducia incondizionata che Rachel nutre nei riguardi di Regulus, il fatto che non stia tanto lì a chiedersi come mai le abbia raccomandato di non dire nulla nemmeno a Barty, ma riferisca obbediente all'amico che no, non ha più rivisto il Black... Be', mi ha stretto il cuore. Perché forse in questo momento mi è sembrato di averla davanti agli occhi, ed era così desolata e abbandonata che... Che non so cosa aggiungere a questo punto!
Bene, a questo punto facciamo un passo indietro...
« Mi dispiace » esordì lui, posandole l’altra mano sulla spalla nel vano tentativo di consolarla.
Rachel alzò il viso verso di lui.
« Tu sai che cosa hanno scoperto gli Auror? » chiese con voce flebile.
Non era sicura di volerlo davvero sapere, ma al tempo stesso sperava di avere qualche informazione in più. Era orribile pensare che non avrebbe più rivisto il suo Regulus senza neanche essere a conoscenza della fine che aveva fatto.
Ecco, quell'alzare la testa, quel guardare verso Barty, da parte di Rachel, mi ha come dato l'impressione di un cucciolo affamato che rivolge la propria attenzione sul cibo. Lo so, è un paragone proprio terra-terra, ma è davvero un macigno, quel bisogno che la ragazza ha di poter sapere qualcosa di più su Regulus. Perché, ancor più della consapevolezza di non poterlo più rivederlo, è peggio l'ignorare cosa davvero gli sia successo...
« Io… » continuò Barty, stavolta con una voce colma di esitazione, « pensavo che tu ne sapessi più di me… Pensavo che vi foste incontrati prima che lui… bè, prima che scomparisse ».
Rachel lo guardò di nuovo, aggrottando la fronte.
E qui, non so bene perché, ma Rachel che aggrotta la fronte... Be', mi è parsa davvero azzeccato! Forse dà la percezione dello sforzo che la ragazza, stretta nel suo dolore e in qualche modo distante e intorpidita, deve fare per mantenersi intatta nel presente.
Poi, be', l'ultima parte con Barty e Bellatrix. Mi ha colpito come questi due personaggi, lì, sembrino in qualche modo così simili, nella loro rabbia e nella loro incredulità, del loro desiderio, in qualche maniera, di poterne sapere di più sulla fine di Regulus, e insieme della loro consapevolezza di non potersi permettere di seccare Voldemort con le loro domande (e comunque, c'è anche il fatto che non vorrebbero mai infastidire il loro Signore. Effettivamente, nei libri sono un po' presentati come i servi più ferventi di Colui che non deve essere nominato). La conclusione, poi, quel sussurro al vento e la sentenza di Barty (non lo perdonerà mai), è davvero un bel colpo.
Tantissimi complimenti, sul serio!
(Da quella che ha scritto l'ultima parte della recensione ascoltanto "I only want to say" da Jesus Christ Superstar, e che ha la sensazione che questa puntualizzazione sia qualcosa come del tutto assurda e immotivata - chissà perché.) |