Ciao Lhoss!
Ammetto di aver intrapreso la lettura con l'intenzione di commentare una volta raggiunta la parola "fine", ma dopo tanti capitoli tanto corposi e tante osservazioni accumulate l'una sull'altra come pancake in una cucina di golosi non potevo davvero più attendere. In particolare – lo confesso candidamente – ad avermi spinta all’annotazione di qualche pensiero è stato proprio quest’ultimo capitolo, così sconvolgente, cupo e spaventoso, come tu stessa riconosci.
Mi sono imbattuta nella tua storia grazie al consiglio di un’amica appassionata di Dramione, ho scorso il prologo con una punta di scetticismo – arriverò a parlare anche di questo – e poi sono rimasta del tutto affascinata dal primo capitolo.
Erano secoli che non leggevo una fanfiction così dettagliata, grammaticalmente corretta, accuratamente pensata e soprattutto ricca, da molti punti di vista differenti. Il lessico è elegante, raffinato, mai ripetitivo e decisamente variegato. La struttura del periodo è pulita, fluida, scorre senza eccessivo sforzo da parte del lettore anche quando appesantita da qualche digressione estetica o da un tono estremamente forbito. I particolari sono molteplici, le descrizioni sono spesso elaborate come complessi ricami e altrettanto preziose, l’atmosfera è sempre e comunque densa e palpabile.
Ci tengo a sottolineare poi quanto sia piacevole notare come dalle righe non traspaia praticamente mai melodramma, la piaga che fin troppo spesso affligge le mie letture online, e che trasforma l’appassionante e salutare romanticismo e il più tenebroso sconforto in bastoncini di zucchero frizionati come carta vetrata sulla lingua del lettore.
Di certo tu hai una zuccheriera piena fino all’orlo, ma il testo è cosparso di sufficienti tazzine perché il contenuto di nessuna di esse divenga troppo dolce – almeno per ora.
Raramente inoltre mi è capitato di imbattermi in autrici che celassero al di là del proprio testo una simile opera di ricerca e approfondimento, – o meglio, non la celi affatto, rendendocene partecipi con le tue numerose note a fondo capitolo – cosa questa che mi ha molto colpita e che mi ha indotta a percorrere con gli occhi ogni singola postilla, anche quando questa esplicitava collegamenti che forse avrei preferito che rimanessero all’ombra nebulosa dell’interpretazione del lettore (come la puntuale delucidazione del nesso sussistente tra la citazione in cima al capitolo e il contenuto dello stesso). Perché nonostante ami costruire una mia personale visione dei retroscena della storia – il “dietro le quinte” dell’autore, in sostanza – è stato comunque interessante, ma soprattutto una regolare conferma della cura con la quale maneggi ogni singolo frammento di testo.
Cura e dedizione, le tue, che mi rendono molto più difficile il pensiero di farti notare qualche piccola perplessità sorta nel corso della lettura, ma che sono anche il motivo principale per cui credo di potertele riferire in tutta tranquillità ;) [Poi ricomincerò a cantare le tue lodi, perché questa è OVVIAMENTE una recensione positiva e non credo potrebbe essere altrimenti].
Poco fa accennavo a come di fronte al prologo fossi scettica. Questo non perché io pensi che non sia un buon prologo, quanto per il fatto che si trova su un piano narrativo differente da quello del resto della storia, e a parer mio meno efficace. Mi è parso – poi sarai tu a confermare o meno la mia impressione – che tu abbia volutamente accorciato i periodi per conferire al testo un ritmo angoscioso, quasi ognuno di essi corrispondesse a un respiro affannato durante una corsa. Il che è una buona tattica di norma, ma protratta per l’intero capitolo – piuttosto lungo – e adoperata allo stesso modo per azioni, pensieri e osservazioni a un certo punto mi ha dato l’idea di trovarmi all’interno di un videogame, nel quale ogni movimento è disgiunto dall’altro e ogni avvenimento è sequenziale, meccanicamente susseguente al precedente.
Ad esempio:
“Come vide l’incanto crepitarle troppo vicino, minacciando di ghermirla, rotolò di nuovo a terra. Il Mangiamorte aveva bisogno soltanto di un attimo per aggiustare la mira della propria bacchetta e puntarla di nuovo sulla strega, ma quell’attimo bastò alla ragazza per lanciare uno dei suoi migliori Schiantesimi. Il corpo del Mangiamorte ne fu investito in pieno e scagliato qualche metro più indietro, privo di sensi. Non volendo rischiare, Hermione si produsse in un paio di Incarceramus per assicurarsi che i due – il pietrificato e lo schiantato – non potessero rialzarsi a breve ed andarsene in giro ad usare maledizioni su qualcuno dei suoi amici.
La giovane strega non perse però altro tempo a complimentarsi con se stessa, perché aveva visto bagliori provenire dalla direzione in cui si trovavano la Foresta Proibita e la capanna di Hagrid. Là sembrava infuriare la lotta e forse vi avrebbe trovato anche Harry, o se non altro avrebbe potuto portare il proprio aiuto ai combattenti.”
Non tutti, ma la maggior parte dei periodi di questo passaggio sono brevi, secchi, meramente descrittivi e connessi gli uni agli altri da una semplice catena di consequenzialità, senza una reale armonia che renda “scivoloso” il passaggio da un periodo all’altro. Nel corso del prologo questo tipo di resa della scena d’azione si ripete più volte, e almeno nel mio caso ha provocato un minimo di calo dell’attenzione, come se la sinteticità in fatto di parole avesse comportato una “sinteticità emozionale”.
Ti dico questo perché… beh, nell’arco dei successivi tredici capitoli non ho più avuto la stessa sensazione, neppure una volta. Che l’atmosfera Vittoriana distenda il tuo modo di scrivere tanto quanto impreziosisce il registro dei personaggi? ;)
In particolare, come già ti ho accennato, ho amato il primissimo capitolo. Davvero ottimo: dinamico, vivo, incredibilmente logico nel modo di muoversi di Hermione in una terra estranea, fitto di avvenimenti e di finestre su un tipo di civiltà nuovo anche se ovviamente più che superato. Ho apprezzato oltre ogni dire l’audacia e l’intelligenza della protagonista, che seppur disorientata trova la forza di riflettere a mente fredda e razionale, e anche il suo tracollo, quando viene colta dallo sconforto all’interno di quella botola.
Nell’arco di prologo e primo capitolo, poi, ho notato tuttavia che tendi a cadere in due piccoli errori, almeno nella mia esperienza. Spero non me ne vorrai se te li faccio notare, tenendo presente che se li evidenzio è solo in virtù di amor di completezza, dato che la tua fanfiction è formalmente di qualità quasi impeccabile. In un certo senso, penso di dovertelo, dopo tutta la fatica che stendere questa storia ha di sicuro richiesto; consideralo il mio piccolo contributo, la mia moneta da due cent ;)
Come ti dicevo, gli errori che ho notato sono due: l’abuso di epiteti e il miscuglio di POV.
Per quanto riguarda il primo, spesso e volentieri tendi a ribadire il soggetto, oppure a riferirti ad altri personaggi, con appellativi volutamente alternativi al nome proprio, ma non sempre efficaci. Ti faccio un esempio:
“… l’impeto confortante dei propri sentimenti per Ron.
Quanto tempo era passato dal loro bacio? Le sembravano ore, ma non doveva essere trascorsa che una manciata di minuti da quando si erano separati alle soglie della Sala Grande. Con le labbra ancora calde ed umide del loro bacio, era stata proprio lei a suggerirgli di dividersi. Lui aveva protestato, l’aveva scossa per le spalle dicendole che assieme avrebbero avuto più possibilità di difendersi da attacchi, ma Hermione si era ostinata. Lei sarebbe uscita a cercare Harry, il mago avrebbe dovuto occuparsi di guidare gli elfi delle cucine al sicuro.
Ora però, bocconi sul prato dove sei anni prima aveva avuto la prima e sconfortante esperienza con una scopa volante, la giovane Gryffindor cominciava a dubitare della propria saggezza. Non aveva idea di dove si trovasse l’amico e cercarlo in quel marasma di duelli, esplosioni e maledizioni, era un proposito suicida”.
Personalmente, trovo che sia “il mago” che “la giovane Gryffindor” siano quasi fastidiosi a fronte del fatto che la narrazione avviene dal punto di vista di Hermione, che di sicuro non si riferirebbe mai a se stessa come “la giovane Gryffindor”, né penserebbe a Ron con un generico “il mago”.
Al contrario di quanto molti sembrano pensare, ripetere un nome proprio non costituisce errore, a meno che la vicinanza non sia tale da produrre un effetto inequivocabilmente spiacevole. Qualche riga di distanza assicura la completa inoffensività di una ripetizione del genere, di modo che un semplice “Ron” in sostituzione di “il mago” non solo apparirebbe più diretto agli occhi del lettore, ma anche meno artificioso: sarebbe più semplice abbandonarsi del tutto agli occhi e alle percezioni di Hermione, non più apparentemente all’interno e contemporaneamente all’esterno di sé (alcuni di quei molteplici “la strega” spesso sono quasi ridondanti. Se il punto di vista è il suo, a che pro sottolinearlo in modo oltretutto così impersonale?).
Passando alla seconda osservazione, un altro esempio:
“Era chiaro che la lettera della sera prima era indirizzata proprio a Malfoy, il quale evidentemente rientrava nei “signorini dai gusti strani” interessati alle Mudbloods. La strega era incredula. Non riusciva a immaginare un Malfoy, presente o passato, che potesse desiderare di...
...no, non doveva nemmeno pensarci: non avrebbe avuto il suo corpo, a costo di uccidere o uccidersi per salvarsi da quell’eventualità.
Forse anche il giovane Lord stava riflettendo sull’argomento, perché torno d’improvviso con gli occhi su di lei.
- E’ vergine, Goyle? – domandò, come colto da un dubbio.
[…]
- Tu non hai controllato, vero Goyle? – c’era qualcosa di minaccioso, brunito, nella voce di Malfoy. Probabilmente conosceva abbastanza quel criminale da non fidarsi della sua continenza.
Se qualcosa era successo alla virtù della Mudblood, in quella casa, questo abbassava drasticamente il suo valore. No, peggio: cancellava il suo interesse.
Questo si ripeté mentalmente il Lord, cercando di non soffermarsi ancora a lungo sul volto della giovane. L’aveva fissata fin troppo, impossibile che lei o Goyle non l’avessero notato. Lo irritava aver reso la propria attenzione così palpabile ed intendeva rimediare.
- No, no, Lord – stava piagnucolando l’altro mago – E se è stato un altro, io che posso farci? Però – l’affare gli stava sfuggendo e lui non trovò di meglio che posare una manaccia sulla spalla di Hermione, che ebbe un bel divincolarsi, coi polsi legati - ...però possiamo controllare ora – propose Goyle”
Nell’arco di queste poche righe, il lettore si ritrova a contatto diretto con ben tre punti di vista diversi: quello di Hermione in principio, – decisamente preponderante nel corso della storia – quello di Malfoy poi e infine anche un minuscolo accenno di quello di Goyle, tutti mischiati tra di loro senza alcun passaggio netto. Ho notato che in diversi capitoli sei incline a saltare una riga quando intendi proseguire la narrazione dal punto di vista di Draco/Phineas, il che è il modo giusto di presentare al lettore anche i pensieri di un personaggio diverso dal narratore principale, ma spesso e volentieri ti lasci sfuggire qualche incursione in punti di vista altrui. So che queste risolvono all’esigenza di fornire al lettore una panoramica il più possibile completa degli avvenimenti in corso, ma è disorientante, una specie di intrusione non giustificata e fulminea, che trasla l’attenzione del lettore dalla mente di un personaggio all’altro abbastanza velocemente da farli sembrare due lampadine che producono una luce intermittente, molto più fastidiosa di una singola ma costante fonte di illuminazione.
Detto ciò, bando agli appunti formali e passiamo alla trama! ;)
Sono davvero incuriosita da questa dimensione alternativa-barra-passato in cui Hermione si è venuta a trovare. Ha lo splendido vantaggio di fornire decine e decine di nuovi personaggi, tutti sconosciuti e tutti da scoprire, così che la fanfiction diventa un po’ meno fanfiction e un po’ più libro, guadagnandone in fascino e coinvolgimento del lettore. Perfino Draco di Draco ha quasi esclusivamente il (terzo) nome, del tutto differente dal ragazzino impaurito e dipendente dalla propria famiglia (a proposito, dov’è finita la famiglia di questo Phineas? Forse vi hai accennato e io mi sono persa questo dettaglio per strada?) e molto più adulto, cresciuto in un clima e una cultura diversi. In un qualche modo, pur vivendo in un quartiere Babbano e avendo frequentazioni Babbane (fa un certo effetto chiamare “Babbana” la Regina d’Inghilterra), mi pare anche più determinato del Draco di fine 900 a mantenere salde le proprie convinzioni sulla razza. Sarà la sua aura adulta e virile, sarà la cultura dell’epoca… lo trovo anche un bel po’ più spaventoso, a conti fatti.
Quest’ultimo capitolo in particolare mi ha davvero sconvolta. Ho sentito forte e chiaro il terrore di Hermione, e soprattutto l’orrore dell’atto – la violenza carnale, un flagello ancora oggi abbastanza diffuso da avermi spinto a partecipare a diverse manifestazioni a favore dei diritti della donna e contro questo tipo di abusi.
Provo vero e proprio ribrezzo nei confronti di Draco/Phineas, ora come ora. Mi dispiace, ma io non sono disposta a calarmi nei suoi panni, a scusarlo al di là di una irrefrenabile passione e/o una latente debolezza, non sono disposta a reputarlo semplicemente un idiota. In questo capitolo io l’ho considerato e continuo a considerarlo una bestia. Perché chi si lascia condurre dal mero istinto e ignora volutamente il rifiuto della donna “amata” (o comunque dalla quale si è affascinati – e qualsiasi donna in genere, accidenti!), lasciandosi sopraffare dal puro desiderio di possederla come un oggetto, per me altro non è che una bestia.
Devo ammetterlo: la lampadina “questione femminile” ha lampeggiato più e più volte man mano che leggevo – come può Hermione lasciarsi sedurre da un bacio con così tanta facilità dopo aver baciato appena poche ore prima un altro ragazzo? Un ragazzo che si suppone che ami? Come può accettare di essere chiamata sempre e comunque “Mudblood”, quando quella stessa parola le è stata incisa sulla pelle da Bellatrix nel corso di una delle esperienze forse più traumatizzanti della sua vita (hai detto che gli eventi del settimo libro sono contemplati, a esclusione dell’estrema risoluzione della vicenda)? Come può pensare che i gesti di Phineas siano gentili, pur sapendo di essere stata comprata e di essere quasi del tutto priva di diritti, nonché posta su un gradino di degradante inferiorità di razza nei confronti del proprio “padrone”? Come può non rifiutare l’attrazione fisica in virtù della propria morale e dei propri principi, che ha sempre sostenuto con tenacità in qualsiasi occasione? – ma mai come dopo questo capitolo. Il mio orgoglio femminile ha pigolato, si è incrinato, e infine ha cominciato a imprecare. Credo che sputerei volentieri in un occhio a Phineas, al momento. E oh, forse tenterei di evirarlo.
Per questo sono molto timorosa nei confronti dei prossimi capitoli. Ora come ora il mio unico desiderio è che Hermione lo Schianti, gli distrugga casa e trovi un modo per tornare al proprio secolo e lasciarselo per sempre alle spalle, ma so bene che questo non può essere il corso che la storia seguirà, quindi sono qui in attesa di sentire il mio orgoglio femminile scricchiolare ancora una volta, in vista di una riappacificazione che suppongo avverrà, ma che spero si verificherà il più tardi possibile, e dopo più sofferenza possibile da parte di Phineas.
Sono dura, vero? Forse avrei dovuto aspettare qualche altro capitolo prima di recensire.
Il fatto è che il tarlo di quest’abuso sotterraneo, quello che mi pare che Hermione stia subendo, è l’unico, importante elemento che mi impedisce di abbandonarmi alle spire di questa storia e dondolare dolcemente tra i suoi flutti. Se non fossi così occupata a preoccuparmi e a indignarmi per il modo in cui Hermione si lascia sedurre da un uomo del genere, lasciandosi addirittura strappare la propria verginità (a proposito, lemon meravigliose, dettagliate ma mai volgari e descritte egregiamente) dopo appena poco più di ventiquattro ore, in un amplesso scandito dallo strascicato “Mudblood” di lui, credo che sarei già naufragata nella tua bella scrittura e nell’intricata trama che hai saputo tessere. Ti stimo molto per le sensazioni che sei stata in grado di risvegliare, ma questa è forse la prima volta che non sono sicura di sperare nel lieto fine, per la coppia protagonista di una storia amata.
Spero davvero che saprai contraddirmi e riuscirai a riscattare il personaggio di Phineas, ma mi arrogo il diritto di continuare a odiarlo ancora un po’. Più di tutto, tuttavia, spero che sarà proprio Hermione a riscattarsi, e a trasmettere al rampollo Malfoy un po’ di modernità, invece di cercare di adattarsi all’atmosfera Vittoriana come per ora mi sembra che abbia fatto, anche se solo in parte.
Sono particolarmente curiosa di scoprire qualcosa di più di Bran, invece. Sarà per il fatto che al momento le sue convinzioni rispecchiano la mia rabbia nei confronti di Draco?
Insomma, il mio commento ha raggiunto dimensioni sufficientemente pachidermiche perché io possa dire che è giunta l’ora di smettere di tediarti, e di proseguire la lettura. Ti ho offerto un pochino dei miei pancake, – visto quanti me ne hai fatti sfornare con i tuoi capitoli? - e sperando che non ti siano indigesti credo che andrò a cucinarne altri. Sono particolarmente soddisfatta di questa padella ;)
Un bacione e tanti complimenti,
Acardia. (Recensione modificata il 23/08/2011 - 07:14 pm) |