Ecco un altro capitolo pieno di rabbia, di sentimenti a tinte forti, di desiderio incontenibile e di bruciante passione! A conferma della frase di Oscar Wilde che indica il tema di questo brano e che nega la possibilità stessa di amicizia tra uomo e donna, ossia di un sentimento profondo, autentico, disinteressato, elevato e nobile quanto vi pare, ma un sentimento "quieto", privo di quell'ardore e di quella passione che infiammano i rapporti uomo - donna. E ti dirò che nel novanta per cento dei casi ha ragione Wilde, secondo me; non escludo "a priori" la possibilità di amicizia tra maschio e femmina, tuttavia penso che sia un dono assai raro.
Non fraintendermi. Reputo l'amicizia una delle forme più elevate dell'amore, ma la passione è tutt'altro di cui Draco ed Hermione danno prova nel corso dell'episodio di cui racconti; il capitolo sembra in buona parte giocato sul confronto con il rapporto che la strega sta instaurando con quel Bran, anche se tu - da scrittrice abile a depistare il lettore quale sei - non manchi di insinuare sospetti e dubbi, che mettono la pulce nell'orecchio del lettore.
Mi pare chiaro che la Grifondoro cerchi in Bran e Barnaby l'affetto e il calore di Ron ed Harry che le mancano, come dimostra la stillettata al cuore che sente quando Malfoy le rinfaccia l'assenza di coloro che ha di più cari nel mondo magico. Probabilmente, Hermione ha colto al volo l'opportunità di allontanarsi il più possibile dal Lord, emotivamente e fisicamente, perché la vicinanza di lui la mette alla prova su entrambi i piani e la costringe al confronto con se stessa; in questo, d'altra parte, gioca anche il senso di colpa per aver tradito Ron, nonostante Hermione cerchi di non pensarci per il momento. Cos'altro non è, infatti, l'immediata associazione dei capelli di Bran a Ronald se non il subconscio che pretende il suo spazio? In qualche maniera, dunque, allontanarsi da Phineas e trascorrere del tempo con colui che la ragazza associa al più giovane dei Weasley è anche un modo per tentare di acquietare il senso di colpa e "rimediare" al tradimento commesso ai danni del fidanzato.
E, poi, Hermione si sente "a casa" tra gli ultimi della società magica, tra coloro che coltivano valori morali e civili e che combattono per tali valori; si sente, invece, fuori posto alla tavola di un mago purosangue, che continua a chiamarla sanguesporco, nonostante il tono abbia probabilmente perso ogni disprezzo da parte del Lord, senza altri valori se non l'interesse personale e, secondariamente, di casta.
Tutto sembrerebbe ben chiaro e delineato, ma mi chiedo quanto quel Bran sia effettivamente un ragazzo affidabile e se quel rancore che Hermione ha percepito per la cattiva sorte di Begum non sia altro che quell'invidia mascherata da difesa dei principi, che talvolta ha animato rivoluzionari, combattenti civili e via dicendo. Ecco il dubbio che ci insinui, ecco l'indizio o il depistaggio (lo sapremo soltanto in seguito).
Certo è che il rapporto con Bran è fatto di condivisione di valori, di reciproco rispetto, di piacevoli momenti trascorsi insieme: è forse un'allusione a quanto la strega ha condiviso finora con Ron, credendo fosse amore, ma non avendo mai conosciuto la passione?
Certo è anche che con Draco la passione c'è, eccome! Quanto quieto, tranquillo e rassicurante e il rapporto con il mezzosangue, tanto bruciante, pieno di contraddizioni, di passi in avanti ed indietro e pericolosamente altalenante è la relazione tra Malfoy e la Granger. Ed anche in questo caso mi viene in mente una frase di una fanfiction dramione di Savannah, la quale faceva riflettere Hermione su come Draco le avesse dimostrato il nucleo di violenza che risiede in ogni passione; in questo capitolo trovo una perfetta traduzione di questa che per me è una verità. I desideri e i sentimenti che entrambi i protagonisti hanno tentato di reprimere nei giorni di lontananza sono scoppiati non appena uno dei due ha acceso la miccia. E se Hermione finora ha resistito, anche dai pochi cenni che ne hai fatto risultano chiari gli opposti e potenti sentimenti che si sono combattuti in Draco: la convinzione della sua superiorità di sangue e di ceto, la sua presunzione, tutti i valori - diremo alla rovescia - che gli sono stati inculcati fin dalla nascita, l'egoismo innato e l'abitudine ad ottenere tutto ciò che desidera hanno contrastato con il desiderio crescente nei confronti della ragazza, la voglia di possesso, la gelosia istintiva che insieme alla tenerezza che la strega gli ispira costituiscono una miscela esplosiva. Senza contare che, a mio parere, nella considerazione del Lord continua a farsi strada tanto contro la sua volontà quanto inevitabilmente l'apprezzamento per la cultura, la fermezza di carattere, l'orgoglio e le capacità magiche di Hermione. Anche qui immagino che sia voluto il confronto con Belinda, che non sa neppure allacciarsi il corpetto con l'aiuto della magia, che è sì una strega purosangue, ma ha raggiunto fama e riconoscimenti sociali solo grazie al suo corpo, alla sua furbizia e alla mancanza di scrupoli.
In ogni modo, Draco scoppia e provoca appositamente la Grifondoro, perché la vuole e non è davvero facile stabilire se vi sia più passione nel duello magico o nella scena di sesso, che solo sesso non è e non è mai stato. Durante tutto il confronto con la Granger, Draco non abbandona le proprie posizioni, giungendo perfino ad insultarla pesantemente quando le confessa che le uniche scuse sarebbero state da lui dovute a Salazar e ai suoi antenati per aver toccato una sanguesporco. Provocazione, di sicuro, ma tentativo di autoconvincersi? E troppi sono i pensieri e le parole che sfuggono al mago per non aspettarsi quanto prima da lui dei sostanziali quanto inutili passi indietro.
Quella bellezza che ammira in Hermione, infatti, è evidente che non è una bellezza oggettiva, secondo i canoni occidentali, ma è la bellezza percepita unicamente dagli occhi di chi guarda; quel vestito nero abbottonato fino al collo, mal cucito e senza forma, quei capelli perenemente spettinati e raccolti alla meglio devono essere stati ben lontani dal concetto di bellezza proprio di un raffinato esteta. E la parte razionale di Malfoy lo capisce, ma è quel guazzabuglio di sentimenti che è il cuore umano che non lo capisce, che rileva l'ardore degli occhi, il fascino della rabbia che anima e scuote Hermione e che la fanno diventare agli occhi del mago ancor più desiderabile della prima volta.
Si tratta di sensazioni e moti del cuore che non possono essere repressi senza che venga trovata una valvola di sfogo, la quale in questa occasione non è altro che quell'"Hermione" sospirato, sincero, carico di tutti quei significati e quelle parole che chissà mai se Phineas saprà dire alla Grifondoro.
Anche lei, d'altra parte, seppur più onesta di lui con se stessa, ha bisogno di ricordarsi mentalmente che il Lord è capace solo di prevaricazione e prepotenza, di egoismo e di calcolo; anche lei offende pesantemente il mago, non rimane inerme di fronte alle ingiurie di lui, ma cede alla provocazione.
Entrambi dicono delle cose e ne desiderano più o meno coscientemente delle altre.
La strega, però, è come tutte le donne un passo avanti agli uomini nell'ammissione dei suoi sentimenti, più onesta con se stessa, come dicevo; di conseguenza, non può non riconoscere che la prima volta non era stata un episodio, che a convincerla a trascorrere la giornata con Malfoy non è altro che la dolcezza dei suoi baci e che il dopo con lui è piacevole.
Già il dopo. Fatto di scherzi oserei dire delicati, in netto contrasto con le offese del loro confronto appena trascorso, fatto di piacevoli risate e di teneri baci, fatto di complicità. Esattamente l'opposto di quello che era stato tra Draco e Belinda.
Non mi resta che attendere la repentina marcia indietro del Lord. (Recensione modificata il 04/01/2011 - 10:14 pm) (Recensione modificata il 05/01/2011 - 09:29 am) |