“Un fulmine nel cielo a rompere ogni speranza fatta di carta velina blu.”
Se non l’avessi capito dal fatto che l’ho twittata ieri notte subito dopo aver letto il capitolo, dal fatto che te l’ho scritta anche su wc e che l’ho riportata anche qui a inizio recensione, te lo dico per essere chiara: questa frase mi ha dilaniata.
In quel punto del capitolo non ero nel mio corpo, sono stata abbandonata dalle ossa, dai muscoli, dal sangue.
Sì, sono davvero morta, ma emotivamente. E ti giuro, sai che non dico cose che non penso o che non ho fatto davvero, ho riso. Ho riso, cioè, soffocato una risata nel cuscino dopo aver lanciato il cellulare in un punto indefinito del letto perché non volevo più leggere un cazzo e volevo mandare tutti a cagare.
Che poi mi sono inquietata per il suono sconosciuto che è uscito dalle mie labbra, questo è tutto un altro discorso.
Fatto sta che non so se oggi ti parlerò, non scherzo. Devo, come diresti te, metabolizzare. Mi spetta di diritto, no? E non è un capriccio da fangirl, il mio, deve passarmi e passerà.
Il punto è che la carta velina si strappa anche con un soffio, un respiro più forte degli altri, immagina che devastazione un fulmine che la squarcia. Quelle parole dette da Liam sono state una saetta sottile e tagliente.
Poi è blu, capisci? Blu. Magari se fosse stata bianca ne sarei stata felice, perché il bianco non mi tange.
Ad ogni modo non sono qui per parlarti della carta velina. No.
Vorrei dirti così tante cose ma, davvero, non ci riesco, non ce la faccio. Io lo sapevo, probabilmente (anzi, è così) l’ho sempre saputo da quel dannatissimo capitolo 34 che sarebbe finita in n ceto senso così, eppure sai com’è, una cosa non fa davvero male sin quando non la vedi con gli occhi tuoi, non la senti con le tue orecchie.
Ieri notte ci ho messo un po’ a trovare la forza (perché non era manco questione di coraggio) di leggere questo capitolo, ma oddio che te lo dico a fare se tu sai sempre tutto? Da quando ho letto il capitolo 34 il mio inconscio si è subito attivato, sai? Non ho fatto fatica a prepararmi in funzione a questo momento, lo sapevo. Ma di questo te ne parlerò alla fine.
Per punirti ho deciso che non mi sforzerò minimamente di dare un senso logico a questo vomito, non che le altre volte ci sia riuscita, ma son dettagli. Son tutti dettagli, oggi, anche i punti sospensivi che uso nella vita.
[…]
Che sono stata egoista la volta scorsa, lo sai. Colgo l’occasione e te lo dico qui, tra virgolette, pubblicamente.
Non ho dato peso al “Ti amo” di Harry, io che avrei dovuto farlo più di chiunque altro, io che so.
Quindi mi riallaccio brevemente allo scorso capitolo e a quella recensione di merda, cieca e in un certo senso vigliacca.
Harry con quelle due parole si è liberato di ogni male (…).
In quelle due parole, che ormai sono un cliché, quanto più di banale (purtroppo) una persona possa dire perché ormai il ti amo si sbatte in faccia a chiunque senza sentimento, risiede la vera rinascita di Harry.
Louis avrebbe potuto anche rifiutarlo, lasciarlo definitivamente nello scorso capitolo, che Harry avrebbe sorriso a testa alta, comunque.
Consapevole che non avrebbe potuto amare più nessuno come aveva fatto con Louis, certo, ma avrebbe vissuto lo stesso perché si era liberato, resuscitato.
E voglio ricollegarmi anche ad un altro punto di quella pessima recensione che non mi perdonerò mai, mai.
Dissi che a Louis non avrei potuto perdonare un sacco di cose ma di una lo avrei ringraziato per l’eterno: ha salvato Harry, cosa che Zayn non è riuscito a fare. Ed eccoci qui, di nuovo, a parlare di questo capitolo.
E anche Zayn lo ha detto ("Che Louis poi mi avesse salutato era un paradosso di quelli belli e buoni, ma alla fine non ce l'avevo nemmeno con lui. Oddio, forse in parte ce l'avevo anche con lui, perché il mio stomaco a pensare a quel momento, alle sue parole, ancora si attorcigliava dalla rabbia.") cioè, lo ha pensato in auto durante il viaggio con Harry per Providence; attraverso i suoi pensieri ha dato voce ai miei di pensieri (Liam ha dato voce alla mia sensazione del cap 34, ma questa è tutt’altra storia).
Ad ogni modo è di Louis che voglio parlare.
“E' stata colpa mia, dovevo stare zitto, ma non sapevo che ci stava ascoltando. Se avessi saputo, non avrei detto quelle cose a Zayn, perché loro erano felici.”
Sì, forse sono state le prime lacrime queste, se non erro perché poi dall’inizio del pov di Zayn è stato tutto un tirare su col naso, lanciare il cellulare via, provare a soffocarmi col cuscino.
HAHAHA! (Sono solo lettere, senza suono).
Louis lo ammette ma io lo sapevo, di certo non avrebbe voluto far soffrire Liam, di Zayn magari in quel momento se ne fotteva pure, ma Liam che era il suo amico non poteva ucciderlo con quella confessione. Quindi da una parte, a fine paragrafo Larry ho perdonato, per così dire, Louis.
Anche se, onestamente, già lo avevo fatto inconsciamente dopo aver parlato con te di quello schifo di recensione la volta scorsa perché Harry con lui, lo ripeto altre mille volte, si è salvato.
“ […] era lontananza e consapevolezza che Louis era il mio centro, il pennello con il quale colorare il mio bianco e nero, coprire il rosso che era il mio colore.
Rosso come la passione.
Rosso come il sangue.
Rosso come la gelosia.
Rosso di pazzia.”
Devo trattenermi, in compenso ti lascio i miei punti di sospensione, di nuovo.
[…]
Però una cosa posso dirtela: che metafora. Perché quando parli di arte, non sei una profanatrice, anzi, sai come soffiarmi piano sul cuore. E io mi senti sempre più privilegiata di conoscerti, conoscere, sapere cose che riscontro ogni volta durante la lettura. Non vedo l’ora, a fine storia, di rileggere da capo No Sound But The Wind, col senno di poi, per poter ritrovare di nuovo tanto di te tra le righe.
E ho amato il pov di Harry, al di là di tutto, vederlo così sereno mi ha commossa. Ed è stato così bello leggere che, lo giuro, ho dimenticato per un po’ la stoccata mortale che mi aspettava alla fine. Ho sentito nelle vene i brividi, l’ansia di Harry rinchiuso nell’ascensore con Louis. Ogni lucina che si accendeva a ogni fottuto piano. I cuori a battere come tamburi tribali nel petto, l’aspettativa, la voglia, l’eccitazione, il desiderio di fondere tutto, qualsiasi cosa.
Le esistenze.
Più della scena stessa a letto ho apprezzato quell’attimo, seppure breve, nell’ascensore tra baci a fior di pelle e labbra e tacite promesse.
Harry glielo dice e glielo ripete ancora a Louis che lo ama non perché, come dice lui “I pensieri che non avevano mai trovato spazio, confluirono in sole due parole, semplici, che una volta che avevo detto non potevo più trattenere.”, no.
Glielo dice e asseconda la sua volontà di sentirselo dire perché ha capito che pronunciare quelle due parole è come tagliare la fune stretta intorno al collo, sul patibolo. E’ come mozzare la mano del boia pronto a colpire, disintegrare con gli occhi la lametta, spezzare l’ago della siringa, sciogliere le droghe, iniziare a mangiare dopo un digiuno forzato.
Dirgli “Ti amo” è allontanare la morte, definitivamente, rendere l’acqua della vasca cristallina e non più rossa.
Maledetti siano questi due colori, rosso e blu. Che maledizione.
Louis dopo questa notte dovrà scegliere. Non so, voglio fingere di non sapere, cosa farà, come si comporterà…
So che, bene o male, mi stupirai. Anche perché dopo c’è questo benedetto capitolo Alternative che io boh, temo più di qualsiasi altra cosa.
Preferirei sfidare un drago a tre teste, piuttosto. Hai detto nelle note iniziali che sarà un mega esperimento, e perché no una sfida, ma so che non ci deluderai.
Brevemente, a proposito di questo, voglio aprire una parentesi sul tuo stile, sulla tua bravura, perché spesso nelle recensioni non te lo dico mai o comunque approfondisco poco (sebbene tu sappia cosa ne penso perché te l’avrò detto milioni di volte nella nostra sala da tè con le pareti colme di opere d’arte).
Dici di peccare con le descrizioni ma secondo me, profanatrice della scrittura (come te dici d’essere dell’arte), non pecchi affatto.
Sì, doni pochi dettagli a chi legge ma vedi, per come la penso io, questo può essere davvero un punto a tuo favore.
E’ tremendamente generoso da parte tua lasciare al lettore la possibilità di vedere anche con i propri occhi, immaginare da sé ciò che sta succedendo, dove sta succedendo. Internamente ti ringrazio ogni volta che descrivi i luoghi, in questo caso la suite al Plaza e il parcheggio di Providence, perché mi hai dato l’opportunità di crearli nella mia mente a mio piacimento senza forzare la mia immaginazione.
Molte scrittrici usano la prima persona ma tu ci riesci in un modo differente, sarà l’introspezione che usi nei vari pov, non lo so fatto sta che io entro in ogni personaggio (ora mi viene da ridere perché con Zayn entrerei nel suo personaggio anche in nona persona, btw).
Non pensare mai che i capitoli abbiano perso la magia iniziale, non è affatto vero e sbattitene altamente le palle (senti, me ne frega di EFP e delle sue regole!) di chi ti critica anonimamente senza avere il fegato di metterci la faccia. I miei pareri sono sempre oggettivi, ormai a furia di ripetertelo lo avrai tatuato nel cervello, e quando dico una cosa è perché ci credo visceralmente. Quindi non osare pensare che lo dica solo per carineria, perché ci conosciamo e tutte quelle cagate lì anche perché l’ho sempre pensato, dal primo capitolo quando non ricordavo neppure il tuo nickname i EFP, quindi.
Ora ritorno al capitolo.
Il road trip non me lo aspettavo così, credevo sarebbe stato tutto molto più angst però guarda caso ho comunque versato lacrime indecentemente.
Che ci vuoi fare. Ho riso (questa volta sinceramente tirando via dagli occhi un po‘ di lacrime con le mani) al ricordo della spiaggia in stile Gandia Shore.
Mi sono immaginata quelle truzze e Zayn (maledetta sei) a guardarle con quello sguardo ambiguo, tutto suo.
Vabè, il filo interdentale nel culo mi ha spiazzata e niente, ridevo e piangevo.
Recensione bipolare questa. E scusa eventuali errori dislessici ma sai che quando recensisco scrivo di getto e non rileggo perché cancellerei tutto o ometterei qualche punto.
Che groppo, dio. E niente, poi Karen che gli si getta al collo pregandolo con gli occhi di riportare suo figlio indietro mi ha strappata come carta velina.
[…]
Quando Zayn si è avviato verso la porta della villetta, che ci vuoi fare, davanti ai miei occhi si è sovrapposta l’immagine di lui e Liam che vanno da Trisha. Ed è così ironico pensarci, a quel “ti amo” che Zayn gli sussurrò dopo aver pigiato il campanello sull’uscio della sua casa. Ed è così ironico pensare a quel “non ti amo più” di Liam in risposta, pochi minuti dopo. Immagini sovrapposte, sono solo immagini sovrapposte.
Lo sapevo.
L’unica cosa che non avrei voluto pensare, aspettare, immaginare, sospettare è stata quella saetta, quel fulmine a ciel sereno. Quello ha devastato ogni cosa. Il riverbero gassoso di un esplosione che per chilometri si espande uccidendo piante e fiori, portando morte e distruzione.
E ancora una volta, io ci credo, do peso alle mie sensazioni, quelle che tu non conosci perché non ho voluto parlartene. Quelle che mi assalirono tutte insieme in quel dannatissimo capitolo 34 che è la mia gioia e il mio dolore. Quante volte ho citato quel fottuto capitolo? No, così, per curiosità.
“Sarebbe diventato un saldato dell'esercito americano e non si sarebbe voltato indietro, no, perché gliel'avevo chiesto io di non farlo molto tempo prima, gli avevo chiesto di andarsene senza voltarsi indietro.”
E non avrebbe dovuto voltarsi Liam, perché Zayn glielo aveva detto che avrebbe fatto più male…
“Mi voltai per un'ultima volta a guardarlo e desiderai di non averlo fatto.”
Ha fatto più male a te, vero, Liam? Voltarti e guardarlo ti ha devastato l’anima, vero?
Non dovevi voltarti, non dovevi, magari neppure io avrei visto, brutto figlio di puttana.
Ma tutto sommato…
“Cerca di non morire, soldato. Io non vado da nessuna parte.”
E allora scappa Liam, scappa con le tue gambe agili e lunghe, nasconditi nella vegetazione, nel buio della notte con la Luna oltre gli alberi rigogliosi.
Sfuggi agli occhi del cacciatore. Corri e non ti fermare. Incorna il mondo, come hai fatto sino adesso, per te, per lui. Sii cervo sino alla fine però poi ritorna dal tuo lupo. Il lupo non andrà da nessuna parte, ti aspetterà, e nel frattempo piangerà silenziosamente riflettendosi nel bianco della Luna, occhi che vedranno il tuo viso nei pozzi della notte, nei sogni e negli incubi.
Tiro su un sospiro e ti saluto, Ossimoro.
Il tempo è solo tempo, questo capitolo non è la fine e nessun altro mai lo sarà.
Ti abbraccio, tua Chimera. |