Recensioni per
A kind of brothers?
di NowKissMe YouFool

Questa storia ha ottenuto 3343 recensioni.
Positive : 3335
Neutre o critiche: 8 (guarda)


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Recensore Junior
01/04/13, ore 17:06
Cap. 27:

'L'unica cosa che potevo fare, era proteggere mio figlio e la mia famiglia.
E giurai a me stessa che l'avrei fatto, a qualsiasi costo.'
Ecco, altra sofferenza in arrivo.
Perchèèèèè. PERCHEEEEE'.
Per non parlare di Niall, che è definitivamente impazzito, Zayn che è un masochista nato e quindi chissà cosa farà e Liam che è un cucciolotto e finirà per soffrire anche lui, come se non lo stesse già facendo abbastanza.
E poi gosh, i miei Larry t.t
Mi piange il cuore.
Azzardati a ritardare la pubblicazione del prossimo capitolo e ti mando una lettera minatoria.
Oddio speriamo bene.
Oddio soffro.
Vabbè vado.
Cia'.
Well.

Nuovo recensore
01/04/13, ore 16:39
Cap. 27:

la scena di Niall che strappa i disegni e le foto. angst allo stato puro e non ce l'ho fatta a rimanere impassibile *piange*
Oh Liam. Più indeciso di te ci sono solo io. La scena Ziam però è asdfghj. Ragazzacci.
Louis, Louis, Louis. Cosa dobbiamo fare con te? Hai lasciato il compito a Lottie perchè non credevi che ci saresti riuscito tu..oh piccolo.
In un modo o nell'altro ora Jay sa tutto (il suo pov è stato meraviglioso.) e spero pure io che quel 'bene della famiglia' comprenda Louis e Harry.
Ora vado a farmi più male. Vado ad ascoltarmi Boulevard of broken dreams.
Al prossimo capitolo. Sono già in ansia per quello che succederà.

-Yazmin.

Nuovo recensore
01/04/13, ore 16:21
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
questa storia è degna di essere nelle scelte, perchè è molto originale di altre fanfiction Larry. E' scritta grammaticalmente corretta, e non ci sono scritte le solite cose che ci sono nelle normali ff.

Recensore Junior
01/04/13, ore 15:18
Cap. 27:

Oh god. ç___________________________ç
Sto annegando tra le lacrime. 

Liam si deve sbrigare a scegliere! Come sempre, amo gli Ziam ma vedere Niall in quello stato mi fa morire. So...fallo scegliere! 
Hazza è forte. Sono curiosissima di sapere come porterai avanti la loro storia.
Gli Ziall sono angst allo stato puro ç____ç Amo follemente. Ho pianto un sacco. 
Louis è lost in confusion like an illusion(?) cioè, come Liam, deve darsi una mossa e portare il tutto ad un livello superiore e nettamente migliore! (ç____ç però io amo l'angst quindi va bene tutto lol)
La povera Jay non sa più che fare e quel "Speriamo solo che con "bene della famiglia" intenda anche quello di Louis e Harry", nelle note, mette ansia. Tanta ansia ò__ò

Tu sei sempre più brava. Io ti/la amo. E tu continui ad essere sempre più brava. 
Aggiorna presto, pleeease!
Tanti tanti baci :DD
_Glò .x"

Recensore Master
01/04/13, ore 14:58
Cap. 27:

Il racconto è la tristezza in parole, dio mio che batosta che è questo, jay mi preoccupa molto, lou e niall mi rendono malinconica, zayn e Liam triste, harry un po' mi tira su, ma però questo è come un mattone sullo stomaco, giuro che è peso come capitolo ma è MOLTO MOLTO bello

Recensore Veterano
01/04/13, ore 14:17
Cap. 27:

Allora ora ricopio tutto e faccio la più bella recensione della mia vita, se nel caso lo chiedi, si mi annoio.




27. Photos



Liam

"Non lo so Liam..." Harry guardava fuori dalla finestra, rigirandosi un ciuffo riccio tra le dita. "Non ho molta voglia di venire a scuola domani"
"Smettila" lo interruppi, sbattendogli di nuovo il libro sulle gambe. "Sono solo due capitoli di storia, se ti aiuto possiamo.."
"Non è per il test che non voglio andarci" sbuffò, si rigettò sul letto.
Sospirai.
Era dal giorno della sospensione che andava avanti così.
Si stava lasciando andare, trascinato dall'inevitabilità degli eventi, sconfitto e rassegnato come un giocatore di scacchi che, quando capisce di essere spacciato, fa la sua ultima mossa, aspettando che la regina avversaria lo divori.
Eppure, a me la situazione non appariva poi così disperata.
Prima di quanto si aspettasse, tutti si sarebbero dimenticati di quel bacio sul tetto e avrebbero ripreso ad ignorarlo.
C'era però qualcuno che quel bacio, non l'avrebbe mai dimenticato.
Ed era di lui che Harry temeva..
Louis

"Jay non sarà d'accordo" gli feci notare.
Harry sospirò."Hai ragione, forse è meglio non farla incazzare. E' già abbastanza alterata perchè ieri Lou ha saltato la seduta..."
"Non ha intenzione di ritornare a scuola, vero?"
Lui scosse la testa, riprese il libro tra le mani ed inspirò profondamente.
Probabilmente stava pensando che ripresentandosi in classe, il giorno dopo, avrebbe infuso a Louis il coraggio necessario per affrontare l'inferno in cui adesso era costretto a vivere da solo.
Ma non domandai niente al riguardo. Lui non aveva voglia di parlarne. Almeno, non come.
E fu proprio per cambiare argomento che, dopo qualche minuto, se ne uscì con un "Come sta Niall?" che mi fece balzare il cuore in gola.
"Non lo vedo dal giorno del processo." ammisi, arrossendo.
Harry storse il muso, "E' un sacco di tempo.." commentò, con voce spaventosamente seria.
Capii dove voleva arrivare ed iniziai a sudare freddo.
"Lo so" mormorai appena. "quasi una settimana..."
"Stai pensando ad un buon modo per dirglielo?"
Mi aspettavo una domanda del genere. Dopotutto, ad Harry non piaceva fare giri di parole.
Ma quando lo guardai, gli occhi verdi sottilissimi e la fronte corrugata, mi sentii mancare il respiro.
"Io..non credo più che dirglielo sia l'idea migliore."





"Non pensavo saresti venuto all'udienza"
Zayn parcheggiò nel solito spiazzale isolato, poi si voltò a guardarmi.
L'ansia e la tensione che avevano dominato il suo viso, fin tanto che era stato in quell'aula di tribunale, erano sparite lasciando il posto ad una piatta ed inconsueta apatia.
Era felice che il processo fosse finito, eppure riuscivo a leggere nei suoi occhi la stessa devastante paura che c'era nei miei.
Niall era finalmente libero.
Suo padre era stato condannato.
E il nostro tempo era scaduto.
"Dopo il processo" era stato il nostro monito, la frase che ci aveva permesso di stare insieme, senza essere travolti dai sensi di colpa, continuando a tradire senza riserva, qualcuno che entrambi amavamo.
"Dopo il processo." avevamo promesso.
Ed avevamo vissuto, fino ad allora, come se quel momento fosse destinato a non arrivare mai.
Ma la nostra, era stata pura illusione.
E adesso, sapevamo di dover agire, di dover trovare un modo per sistemare le cose.
Eppure, tutto il coraggio due settimane prima, sembrava sparito nel nulla, inghiottito da una colata di lava che ci aveva lasciato freddi ed incapaci di reagire, come statue di pietra.

"Allora" ripetè Zayn, si accese una sigaretta, "Come mai sei venuto?"
"Perchè non avrei dovuto?"
"Pensavo che tu e Niall aveste litigato"
Quella frase mi spiazzò. "E' stato lui a dirtelo?"
"Me l'ha accennato" si protese verso di me, mi soffiò un po' di fumo in faccia. "Vuoi dirmi perchè è successo?"
Sospirai, abbassai lo sguardo. "Veramente no"
Anche Zayn sospirò, la sigaretta stretta tra le labbra e "Risposta sbagliata" decretò, prima di afferrarmi il viso tra le mani.
Meno di un secondo dopo, lo ritrovai seduto sulle mie gambe, le cosce a stringermi i fianchi, la mano incastrata sotto il mento, gli occhi ambrati a sovrastare i miei.
Rabbrividii. Non ero ancora abbastanza forte per poter fronteggiare Zayn Malik da pari a pari. La sensazione alla bocca dello stomaco, quella che provavo sempre, quando ero con lui, un miscuglio di ansia e aspettativa, paura ed estasi, mi intorpidiva la mente come una droga, impedendomi di reagire.

"Dunque, Payne" gettò la sigaretta fuori, il suo alito caldo mi investì in pieno. "Te lo chiedo un'altra volta. Perchè avete litigato?"
"Per te" ansimai sul suo petto. "Credo che Niall sospetti qualcosa..."
Lui non reagì come mi aspettavo. Non parve nè sorpreso, nè più preoccupato del solito.
"Lo sapevo." bisbigliò, lasciò scivolare le mani lungo il mio collo, fino a congiungersele in grembo. "Non è stupido. L'ha capito"
"Ha solo dei dubbi.." iniziai, come a consolarlo, ma lui mi interruppe, stringendomi convulsamente le ginocchia attorno alla vita.
"Come siete arrivati a parlare di me?" sputò, "Cosa ti ha detto? Raccontami tutto!"
Sentii il mio viso farsi assurdamente caldo, al ricordo di quel pomeriggio con Niall.
Ero stato io a sbagliare, quella volta.
Lui mi aveva baciato ed io non ero riuscito ad evitarlo.
Mi aveva chiesto di più e non gliel'avevo negato.
Era stato strano. Non ero mai riuscito a mettere la ragione da parte, a seguire completamente l'istinto. Con Zayn mi ero lasciato andare, semplicemente perchè lo amavo. Ma con Niall, non sapevo cosa fosse successo. Ricordavo solo baci e gemiti, brividi sulla pelle ed ansiti tra le labbra, insieme all'irrazionale e necessario bisogno di sentire le sue mani addosso.
Era stata una debolezza puramente fisica, niente di più. E proprio per questo, non volevo parlarne con Zayn

"E' complicato da spiegare" risposi perciò, cercando di sfuggire al suo sguardo magnetico.
I suoi occhi si fecero duri come pietre. "Liam" sibilò, "dimmi che cazzo è successo"
"Niente" sbuffai, con un tono volutamente leggero. "ci stavamo baciando e.."
"Vi stavate baciando?" Zayn inarcò un sopracciglio, la voce improvvisamente incrinata.
"Beh sì. Fino a prova contraria stiamo ancora insieme."
Le sue mani salirono di nuovo a circondarmi il collo. "E ti anche.." mi accostò la bocca all'orecchio. "toccato?"
Rabbrividii. Di nuovo.
"Si, in effetti si" sussurrai, con una malizia che non mi apparteneva.
Lo sentii irrigidirsi sopra di me. "E tu, l'hai toccato?"
Stavolta la colsi distintamente nella sua voce. Quella nota stridente, dissimulata dal viso spavaldo ed arrogante.
Gelosia.
Ma non quel tipo di gelosia che risulta adorabile, quella che ti fa sentire amato o lusingato.
Era qualcosa di molto più profondo, qualcosa di oscuro e perverso, un senso di possessività che andava ben oltre la ragione, ben oltre il sentimento.
Si era legato a me, con lo stesso feroce attaccamento che aveva sempre riservato a Niall. E adesso che gli oggetti di quella sua morbosa attrazione erano due, davvero non riuscivo a capire come riuscisse a sopportarla.
Mi considerava suo. Odiava il pensiero che Niall potesse toccarmi.
Ma anche lui era suo. Perciò si ritrovava ad odiare me, per lo stesso motivo.

"Allora?" sentii le sue dita premermi fin troppo forte sul collo. "L'hai toccato?"
"Si" deglutii, la sua stretta aumentò. "ma poi mi sono fermato e...ed è per questo che abbiamo litigato"
Zayn rimase impassibile, la guancia ruvida di barba schiacciata contro la mia.
"Non farlo mai più. Mi hai capito?"
"Cosa?" ridacchiai nervosamente. "Toccarlo o lasciarmi toccare?"
Anche lui rise, in modo per niente rassicurante. "Entrambe" grugnì, prima di baciarmi.
Fu un bacio feroce, sporco e troppo breve. Mi lasciò ansimante, con gli occhi lucidi e un principio di erezione tra le gambe.
Zayn staccò appena dalle mie labbra "Solo io posso toccarti" le sue mani mi liberarono finalmente il collo, scendendo a sbottonarmi la camicia. "Solo io posso spogliarti" sospirai, quando prese a muoversi brutalmente su di me.
"Dovresti dirlo a Niall questo" sussurrai, spogliandolo a mia volta.
"No" mi sbottonò i pantaloni, afferrò il mio sesso tra le mani. "Se tu che devi dirglielo." accostò di nuovo le sue labbra alle mie "devi lasciarlo"
"Non credo che riuscirei a raccontagli di noi...da solo" ammisi, tirandomelo addosso.
Lui sbuffò "Allora non farlo. Non ha bisogno di saperlo. Starebbe solo peggio" ripetè per l'ennesima volta in due settimane. "lascialo e basta"
"Lo farò" mi ritrovai ad ansimare, chiudendo gli occhi, mentre le sue mani iniziavano a scorrere sulla mia erezione e la sua bocca prendeva possesso della mia ancora una volta.




Harry


"Styles" la Meis si accostò al mio banco, mi ficcò il foglio del test in mano sgarbatamente. "Finalmente sei riuscito a prendere più di C. Complimenti."
"Sarà che adesso studia di più perchè non c'è Tomlinson a distrarlo"
Quel sussurrò malcelato, diede il via ad una marea di risate.
Mi voltai di scatto, fulminai con lo sguardo le quattro ragazze all'ultimo banco, che arrossirono, continuando però a ridacchiare.
"Silenzio" gracchiò la Meis, senza troppa convinzione, quasi come se la situazione la divertisse.

Calmo Harry.
Devi stare calmo.

La voce di mia madre mi convinse a rimanere immobile, nonostante ogni singolo muscolo fremesse dalla voglia di scagliarsi addosso alle quattro alle mie spalle. Ma non ero sicuro che sarei riuscito a resistere ancora per molto.
Perciò "Professoressa" ringhiai, stringendo i pugni sotto il banco. "posso uscire?"
Lei guardò critica l'orologio, poi scosse la testa. "Direi di no. Ormai manca poco alla fine dell'ora"
Sospirai, abbandonandomi sulla sedia e allungando le gambe al disotto del banco a cui sedevo da solo.
Da quando Louis si era ritirato da scuola, ero stato escluso dal privilegio di avere un compagno di banco.
Nessuno aveva voglia di sedere accanto al ragazzo più discusso e tristemente famoso del momento.
Chi provava pietà o compassione, non aveva abbastanza coraggio per farlo.
Chi mi odiava, si limitava ad insultarmi a distanza.
Gli unici ad averci provato, erano stati i curiosi.
Qualche giorno prima, un ragazzetto si era azzardato a prendere posto accanto a me. Mi aveva fissato per tutta l'ora senza dire una parola.
Quando alla fine la campanella era suonata, mi ero alzato e gli avevo sferrato un destro in pieno viso. Non mi piaceva essere guardato come un fenomeno da baraccone.

"Styles"
Mi convinsi che sarei finito con l'odiare il mio nome, a furia di sentirlo pronunciare da quella fottuta stronza.
"Puoi venire un attimo?"
La campanella si decise a suonare proprio mentre mi alzavo, risparmiandomi il calvario di un'imbarazzante passerella tra i banchi.
Raggiunsi la cattedra e "Ho deciso di inserire una sessione di recupero per il test. Nel caso tuo cugino volesse provare a farlo, digli di venire nella mia classe martedì alle cinque" snocciolò, meccanicamente "Ah e ricordagli che se non si presenterà, sarò costretta a bocciarlo"
"E l'idea non la turba affatto, vero?"
Mi infilai nel corridoio, prima che quella avesse il tempo di ribattere.

Il percorso dalle aule all'armadietto era il momento peggiore. Quello in cui mi sentivo più debole, vulnerabile, privo di difese. I sussurri, le risate, il brusio dei corridoi, mi avvolgevano come uno sciame abnorme ed indefinito di insetti. Un ronzio costante, oppressivo, si insinuava nella mia testa, ghermiva ogni pensiero lucido, razionale, fino a divorarlo.
Ciò che rimaneva, allora, era solo rabbia.
Quella rabbia che, mista ad un arrogante orgoglio, era diventate la mia arma di difesa. Non mi permetteva di raggiungere la felicità, ma mi consentiva di sopravvivere. E per il momento, quello era lo scopo più alto a cui potessi aspirare.
Sedendomi da solo, all'unico tavolo rimasto libero a mensa, capii improvvisamente perchè Lou avesse deciso di mollare.
Rivolgere l'indifferenza e l'odio che il mondo ci riservava, contro il mondo stesso, era più facile che trovare il coraggio di lottare.

Qualche secondo dopo, capii anche un'altra cosa.
Zayn Malik se la passava male, ultimamente.
Talmente male dal decidere di far scivolare il vassoio sul mio tavolo per poi sedersi accanto a me.
"Dov'è Liam?" chiese, diretto.
"Non ne ho idea. Non l'ho visto stamattina"
Mi trattenni dall'aggiungere un "pensavo tu lo sapessi" e infilzai con la forchetta un po' della poltiglia che avevo nel piatto.
A volte dimenticavo che io teoricamente, non avrei dovuto sapere nulla della storia tra lui e Liam.
Così "Perchè?" domandai, disinteressato.
Zayn sospirò, si aggiustò il colletto giubbotto di pelle e "Niente di importante" sussurrò, per poi uscirsene con un "Louis?"
Mi strinsi nelle spalle.
"A casa credo. O Chicago, al massimo"
L'amara ironia della mia risposta lo fece sorridere. "Pensi ancora che voglia andarsene?"
"Non penso che voglia. Penso che alla fine, non gli rimarrà altra scelta."
Lui scosse la testa, quasi divertito. "Dov'è finito tutto il tuo ottimismo, Styles? Mancano solo tre mesi, ormai. Quando sarai diplomato, potrete andarvene dove cazzo vi pare, insieme." si accarezzò distrattamente il livido ormai quasi guarito sull'occhio sinistro "E a nessuno importerà."
"Tre mesi sono un'infinità di tempo, Zay" borbottai, sconsolato.
"Zay?" ripetè lui, inarcando un sopracciglio. "Mi hai chiamato Zay? Sul serio Styles, smettila di prenderti tutte queste libertà"
Scoppiai a ridere "Quali libertà, Malik? Sei stato tu a sederti con me!"
Quello aprì la bocca per ribattere, ma il suo sguardo fu attirato da qualcosa alle mie spalle.

Sammy avanzava verso di noi, posso deciso e vassoio in mano.
"Possiamo aiutarti?" l'apostrofò rudemente Zayn.
Lei scrollò le spalle. "Non mi serve nessun aiuto, ma grazie per l'interessamento. Oh ciao Harry." mi salutò, prima di prendere posto di fronte a me.
Io sgranai gli occhi.
Improvvisamente, quello era diventato il tavolo più affollato a cui mi fosse mai capitato di mangiare a mensa.
"Sam.." sibilai, "che stai facendo?"
Lei mi fissò, scettica. "Sto mangiando. Mi pare evidente."
"Senti tesoro" Zayn si protese al disopra del tavolo, la incenerì con lo sguardo. "Se tu e la tua amica Rebecca volete prenderci per il culo.."
"Rebecca non è mia amica" lo interrupe, arrossendo appena. "e non ho intenzione di prendere per il culo nessuno" poi mi sorrise e "Allora, come va la vita, Harry?"
La disinvoltura nella sua voce mi lasciò senza fiato.
"Un vero schifo" soffiai, "ma credimi, non ho alcun bisogno della tua compassione quindi.."
"..vattene" concluse Zayn, sempre più scocciato.
Allora la ragazza sbuffò, scosse la testa e la chioma di capelli rossi le volteggiò intorno.
"Certo che siete proprio pesanti voi due, eh?" mi fissò storcendo il muso, "se proprio vuoi saperlo, al momento non provo alcuna compassione nei tuoi confronti. E se sto seduta qui, è perchè ti conosco, sei mio amico e voglio parlarti. Ti sembra davvero così strano?"
"A me sembra più un suicidio sociale" rispose aspramente Zayn, dando voce ad i miei pensieri.
"Una volta fuori da questa scuola, Malik, ciò che gli altri hanno detto o pensato di noi ai tempi del liceo, non ci importerà più" rispose in tono saccente, poi mi guardò e "a me a dir la verità, non importa neanche adesso." aggiunse, "dovreste adottare anche voi questa filosofia di vita, sapete?"

Allora, ascoltandola parlare, feci l'ennesima scoperta di quella giornata.
Arrendersi, come aveva fatto Louis, era la soluzione più semplice.
Ma io, non avrei mai smesso di lottare, almeno finchè in quello schifo di mondo, fossero esistite persone come Sam.
Persone che mi aiutassero a ricordare, che di lottare, ne valeva la pena.





Niall

I walk a lonely road,
The only one that I have ever know..

Afferrai la prima foto, quella accanto al comodino.
Io e Zayn, un lenzuolo a farci da tenda, innalzato al centro della stanza.
Staccai dal muro anche il disegno corrispondente, un abbozzo di due figure accucciate, definite dai tratti insicuri ed infantili di un Zayn bambino.
Gettai entrambi i fogli a terra.

..I walk this empty street,
on the boulevard of broken dreams..

Dopo fu la volta di quella del parco, a scuola.
Il disegno, gli era venuto davvero bene.
Buttai anche quelle a terra.

My shadow's only one that walk bedside me
My shallow heart's the only things that beating

Salii sul letto, mi protesi a sfiorare l'immagine di Trisha, seduta nel nostro salotto, con una tazza di cioccolata calda in mano. Una tazza terribilmente simile a quella che Harry aveva adagiato sul tavolinetto graffiato del caffè su Main street, per poi sedersi di fronte a me, qualche ora prima.



"Mi spiace Niall", sorseggiò un po' del suo caffè. "avrei voluto esserci in aula giovedì"
"Non dispiacerti" soffiai "non è non è stato niente di speciale.."
Lui scosse la testa. "Beh, se ci fossi stato io lo sarebbe stato"
Gli concessi un sorriso stiracchiato. "E perchè? Cos'è che avevi in mente di fare?"
Si grattò il mento, fingendo di pensarci su "Per prima cosa, ti avrei portato una bella cioccolata calda" scherzò "poi..avrei tenuto sveglio Liam. Sono sicuro che senza di me avrà passato la metà del tempo a dormire..."
Un brivido mi attraversò la schiena.
Non avrei mai voluto che Harry pronunciasse quel nome.
Ma alla fine, non aveva fatto altro che dar voce ai pensieri contorti ed ossessivi che mi tormentavano da giorni.
Distolsi istintivamente gli occhi dai suoi.
E lui se ne accorse.
"Non.." azzardò, "non avete ancora chiarito, vero?"
"Non far finta di non saperlo, Harry" presi ad accarezzare il bordo della tazza bollente.
Parve offeso dalla mia osservazione. "Dato che sono amico di entrambi, è normale che lo chieda anche a te.."
Ma già non lo ascoltavo più.
Pensavo a quella mattina, quando la voce calda di Zayn mi aveva svegliato, intonando "Breakenven" mentre si faceva la barba.
"E' la canzone preferita di Liam" avevo sussurrato, senza apparente motivo, alle sue spalle.
"Davvero?" aveva detto con un mezzo sorriso. "Non lo sapevo"
Non si era nemmeno sforzato di farmi credere che quella non fosse una bugia.

"Niall, mi stai ascoltando?"
Guardai Harry come se lo vedessi per la prima volta.
Capelli ricci tirati indietro, fronte aggrottata, dita incrociate sotto il mento.
"Sei mio amico, Harry?" feci in risposta, stringendo più forte la presa sulla tazza piena.
Lui inarcò le sopracciglia, mi fissò per un po', forse per tentare di capire se avessi tutti i circuiti apposto o mi fossi perso in un'altra delle mie sospese contemplazioni.
Alla fine "Certo" mormorò, "te l'ho già detto"
"E non mi tradiresti mai, giusto?"
"Niall ma che cos-"
"Rispondi" lo interruppi freddamente e lui "No. Non lo farei" mi accontentò.
"Questo vorrebbe dire" feci roteare piano la tazza tra le mani, la ceramica scivolò sul tavolo di legno grezzo "che se tu sapessi cosa sta succedendo tra Liam e Zayn, me lo diresti?"
Il viso di Harry si trasformò. L'espressione corrucciata fu sostituita da una a dir poco scioccata.
"Tu..pensi ci sia qualcosa tra loro?" domandò, la voce sottile, incolore.
"Non lo penso. Lo so."
Restò completamente spiazzato. Accartocciò tra le dita il bicchiere vuoto del suo caffè, prese a mordicchiarsi le labbra, evitando di proposito il mio sguardo.
Anche lui sapeva. E non pensavo che l'avrebbe mai ammesso.
Ma mi dovetti ricredere quando. "E' un bel casino, Niall" iniziò, schiarendosi la voce, "ed io non voglio finirci in mezzo. Credo sia meglio per te parlarne con Liam..."
Scoppiai a ridere.
Non so perchè, ma non riuscii a trattenermi.
E fu una ristata strana, sboccata, indecente. La metà degli avventori del locale si voltò verso di noi. Harry mi fissò con occhi sgranati.
"Meglio per me" ripetei, quasi scimmiottando il suo tono. "Chissà come mai tutti si preoccupano di ciò che è meglio per me! Ma sai una cosa Harry? Mi sono rotto di essere protetto. Mi sono rotto di essere trattato come se da un momento all'altro potessi spezzarmi!" adesso ci guardavano tutti, la mia voce aveva spento ogni brusio di sottofondo. "Io non voglio il mio meglio, Harry. Non l'ho mai voluto."
Il riccio protese le mani sul tavolo, cercò di afferrare le mie. "Cos'è che vuoi allora, Nialler?"
Intrecciai le dita con le sue, la mia voce divenne un soffio. "Voglio sapere di Liam e Zayn. Voglio che tu mi dica tutto"





And know I'm still alive
and I walk alone

"I walk alone. I walk alone.." canticchiai, aggiungendo al mucchio delle foto a terra quella della stanza di Zayn.
Guardai la parete sopra il muro. Sembrava così vuota e fredda, adess, troppo sottile per rimanere in piedi.
La toccai, quasi aspettandomi di bucarla e vederla accartocciarsi di fronte a me come carta.
Ma non successe.

E' fragile, Niall, ma rimarrà in piedi.
Proprio come te.

Afferrai l'unica foto rimasta appesa.
Era quella del giardino, quella fatta sotto la pioggia, l'ultima che Zayn si era dato la pena di ritrarre.
Mi sedetti a terra, di fronte alla montagnola dei ricordi di una vita. Quella vita che aveva iniziato ad avere un senso, solo grazie a Zayn. Quella vita che mi ero convinto ad immortalare con ogni scatto, ogni disegno, come per celebrare il modo in cui mio fratello l'aveva arricchita, migliorata, salvata.
Tutte quelle foto, erano un monumento a Zayn.
Tutti quei disegni, erano le armi della nostra lotta contro mio padre.
Ma la guerra era finita già da un pezzo. Mark Horan adesso era dietro le sbarre. E Zayn, il mio Zayn, non esisteva più.
O forse, non era mai esistito.
Forse avevo proiettato nella sua persona un amore puro ed incondizionato, che lui non aveva mai davvero provato.
Forse avevo visto nei suoi occhi la tenerezza e l'affetto che desideravo ricevere, ma che non c'era mai stato.
Forse avevo cucito addosso al vero Zayn Malik ciò che volevo che fosse, ciò di cui avevo bisogno.

Forse.
Ma che importanza poteva avere ormai?
"Nessuna" lo dissi ad alta voce, strinsi forte la foto che avevo tra le mani.
E la strappai.

Sometimes I wish someone out there will find me

Una, due, tre volte.
Gettai i resti sul tappeto.
Poi ne presi un'altra.
Strappai ancora.

Till then I walk alone



Louis

Parcheggiai la macchina appena fuori il cancello della scuola.
La maggior parte dei bambini sembrava essersi già dileguata, così come i genitori. Fissai dubbioso l'orologio sul cruscotto: segnava le cinque e mezza.
"Merda" sospirai, alzando il volume della radio al massimo.
Lottie odiava aspettare.
Eppure, non la vidi ferma sul marciapiede ad osservare ansiosamente la strada, come poche altre sue coetanee che mi stavano di fronte.
Allora sbuffai, perchè anch'io odiavo aspettare.
E a dirla tutta, in quel periodo odiavo anche solo il pensiero di lasciare la mia stanza. Stranamente però, quando mi ritrovavo in casa, odiavo profondamente anche le quattro mura, che avrebbero dovuto proteggermi. Per di più, mi sorprendevo ad odiare profondamente anche tutti gli abitanti di quella fottutissima casa. Persino Harry, a volte.
Mi disgustava ammetterlo, ma l'unico luogo in cui quest'odio radicato diventava meno intenso, era lo studio del dottor Charles. Forse perchè lì riuscivo a sentirmi davvero al sicuro.

"Ci vediamo, Tomlinson!"
L'urlo beffardo, giunto dalla parte opposta della strada, mi fece voltare.
Era stato un ragazzotto biondo, circondato da altri amici, a salutare ironicamente mia sorella.
Lottie attraversava il cortile a passo di marcia, la solita amichetta con gli occhiali accanto, il viso corrucciato in una smorfia di rabbia.
Sospirai, perchè davvero non ero dell'umore adatto per affrontare una tredicenne imbufalita, se non fosse che quando mi vide, l'ira sul suo viso si trasformò in puro terrore.
Corse verso la macchina, come se stesse scappando da qualcosa.
O da qualcuno.
Purtroppo questo qualcuno -la palla di lardo bionda che l'aveva seguita dal cortile- la notò.
"Loooottie" gridò, con voce fin troppo acuta per essere naturale. "corri Lottie! Il fratellino ti aspetta!"
I suoi amici sghignazzarono.
Ebbi il tempo di sentire una battuta su una manicure di gruppo, prima che mia sorella si infilasse in macchina e sbattesse la portiera con forza.
"Andiamo" ordinò, senza neanche guardarmi.
Ma io continuai a fissare i ragazzi lì fuori.
"Chi sono?" chiesi, con quel tono che tutti i fratelli maggiori si trovano ad utilizzare, almeno una volta nella vita. "Ti danno fastidio?"
Lottie sbuffò. "Lasciali perdere. Partiamo."
Obbedii, ma un'innaturale senso di colpa mi si cucì addosso, mentre ci allontanavamo dalla scuola.

"Perchè sei venuto tu a prendermi?"
La domanda di Lottie suonò quasi come un'accusa.
"Mamma aveva da fare" risposi meccanico, "allora, chi erano quei tre?" insistetti, alleggerendo il tono.
"Che ti frega?" sbottò lei.
"Oh se rompono le palle a te, mi frega eccome"
Sbirciai il suo viso.
Le labbra strette, le dita a rigirarsi una ciocca di capelli. Sembrava indecisa, come se stesse riflettendo su quanto le convenisse fidarsi di me.
E alla fine, non aveva tutti i torti.
La mia non era stata una domanda guidata solo dall'affetto disinteressato di un fratello per una sorella. L'infimo e corrodente masochismo del mio essere, a cui ormai stavo facendo l'abitudine, mi spingeva a voler confermare le mie ipotesi, a dar pace ai miei dubbi.
Avevo bisogno di sapere se la causa di quelle prese in giro ero io.
E poco importava che alla fine, appena avuta la mia tanto agognata risposta positiva, sarei stato molto peggio.
Quando senti l'odio di qualcuno colpirti come una scarica di proiettili, vuoi guardare in faccia il tuo aggressore, capire il motivo di quel gesto. Anche se questo, non ti aiuterà a guarire le ferite che le pallottole hanno creato.

"Erano George Hank, Mike Philips e il loro amico ritardato. Contento adesso?" sbuffò, prima di voltarsi verso il finestrino.
Sospirai.
Mike Philips.

Volevi una prova, Louis?
Eccotela servita.

"La prossima volta, scenderò a spaccargli la faccia" affermai, convinto.
Lottie scoppiò a ridere, mi guardò con presunzione.
"Non ho bisogno di te, Louis" sputò, "so già come risolvere la cosa..."
Ma alla fine della frase, la sua voce si spezzò. I suoi occhi tornarono ad essere per un attimo quelli di bambina dolce, confusa, assurdamente combattuta.
Si morse le labbra, prese a torturarsi le mani.
Stava per confessarmi qualcosa. Qualcosa che la tormentava e la corrodeva, qualcosa di cui si vergognava profondamente.
Così "E come hai intenzione di fare?" domandai, con tono confidenziale, sperando di spronarla.
"Io.." si fissò le mani, il respiro accelerato, le guance sempre più rosse. "Io...in qualche modo farò. Non preoccuparti"
Lo disse per rassicurarmi, come a scusarsi per qualcosa che stava per fare.
O che forse aveva già fatto.

Lo dirà a tua madre, Loulou.
E' questo che vuole fare.

Strinsi forte le mani sul volante, prima di parcheggiare di fronte casa.
Sì, ero quasi sicuro che l'avrebbe fatto. E l'idea mi spaventava a morte. Ma non permisi alla paura di soffocarmi, almeno, non del tutto.

"Devi lottare, Louis" il dottor Charles battè un pugno sulla scrivania, "Non puoip ermettere agli altri di controllare la tua vita. Non puoi arrenderti alla paura. Se lo fai, la darai loro vinta. E non è questo che vuoi, giusto?"
Io sorrisi tristemente. "Io non so quello che voglio, dottore"

"Grazie" soffiò mia sorella, prima di aprire la portiera, "per il passaggio, intendo.."
La guardai attraversare velocemente il cortile di casa.
Sì, c'era decisamente qualcosa per cui stava tentando di farsi perdonare.
Ma se davvero voleva dire tutto a mia madre, non l'avrei fermata.
Forse perchè sapevo che parlando, in realtà mi avrebbe aiutato.
Non ero ancora abbastanza forte per uscire allo scoperto, ma lei era abbastanza stanca da costringermi a farlo.
Le avrei permesso di fare, ciò che io avrei dovuto.
Perchè lei aveva quel coraggio, che ancora a me mancava.



Zayn

La prima cosa che mi accolse, quando entrai in casa quel pomeriggio, fu la musica.
Forte, assordante, insopportabile.
La seconda, fu mia madre, che mi corse incontro scendendo le scale alla velocità della luce.
"ZAY" gridò, per sovrastare quello che doveva essere l'assolo di Edge in With or without you.
Storsi il muso. "Che cavolo succede?"
"Niall" urlò lei di rimando. "Si è chiuso in camera. E non vuole abbassare quel fottutissimo..."
La interruppi con un cenno secco del capo, poi salii le scale, due o tre gradini alla volta.
Arrivai di fronte alla porta. Adesso la musica me la sentivo dentro, il mio corpo vibrava al ritrmo delle casse. Mi tappai le orecchie, sperando di ridurre il pulsare delle vene sulle tempie e "NIALL" urlai.
Nessuna risposta.
"Nialler!" provai di nuovo, ma la mia voce non riuscì a superare il frastuono delle casse.
La paura e l'angoscia mi convinsero allora a sferrare un calcio contro la porta.
La vecchia serratura gracchiò, e quella si aprì senza troppe difficoltà.
Allora, la prima cosa che notai, furono le pareti.
Grigiastre, ammuffite, rigate da crepe che le abbracciavano come una ragnatela.
Rimasi spiazzato. Erano anni, secoli che non le vedevo. Anzi, non le avevo mai viste, per quanto riuscissi a ricordare.
Poi l'occhio mi cadde inevitabilmente sullo stereo, sulle casse che tremavano orrendamente, come destinate a distruggere la sottile mensola su cui erano poggiate.

"With or without you.
I can't live.
With or without you"

La voce di Niall accompagnava le note della canzone, flebile e sospesa, come un eco lontano.
Era a terra, gambe incrociate, occhi chiusi, la testa a muoversi a ritmo.
Non mi soffermai troppo a guardarlo in viso, perchè i miei occhi corsero al pavimento.
Dovetti sbatter più e più volte le palpebre, prima di realizzare da cosa Niall fosse circondato.
Pezzi di carta.
Un'infinita, mostruosa, quantità di pezzi di carta.
Brandelli colorati di tutte le dimensioni, chiazzavano la moquette blu scuro. Un mosaico indefinito di fogli, sparsi ovunque.
Niall li aveva anche addosso, tra le mani e sulle gambe.
Il più vicino, era accanto al mio piede.
Riconobbi il frammento di un mio vecchio disegno.

"Niall" mi mancò l'aria, come se da un momento all'altro la montagna dei resti delle nostre foto, dei nostri disegni, fosse destinata a crollarmi addosso. "Niall..cos'hai fatto?"
Ma lui non diede segno di aver sentito.
Lo osservai mentre afferrava un'altra foto e la faceva a pezzi.
Uno, due, tre strappi, fino a ridurla in brani minuscoli. Li tenne sul palmo per un po', rigirandoseli tra le dita, prima di lanciarli in aria come coriandoli.
Quelli gli volteggiarono attorno, per poi posarsi a terra, tessere di un puzzle che non sarebbe mai stato ricomposto.
La canzone cambiò, le pareti vibrarono delle note dei Nirvana.
Mi accasciai contro il muro, incapace di parlare o anche solo di respirare.
Incapace di distogliere lo sguardo del tetro rito a cui mi fratello si stava dedicando.
Non c'era bisogno che gli chiedessi perchè l'avesse fatto.
Non avrebbe avuto neanche senso provare a fermarlo, adesso. Anni ed anni di ricordi ricoprivano ormai il pavimento, un tappeto sottile ed informe, a testimoniare ciò che eravamo stati e che non saremmo tornati ad essere mai più.
E il dolore che provai, nel vederlo ridurre in brandelli l'ultima foto, fu così forte che credetti di impazzire.
Avrei tanto voluto che facesse a pezzi anche me.

Senza dire una parola, Niall si alzò, spense lo stereo, nella casa tornò il silenzio.
Poi mi diede le spalle, fissò gli occhi sulle pareti spoglie della sua stanza.
"Sai una cosa, Zaynie?" gracchiò, prima che fossi io a parlare. "anche se sembra strana, credo che la stanza sia molto meglio così" si voltò, mi guardò come se fossi un fantasma "Più ariosa, meno opprimente. Riesco già a respirare meglio" scalciò un mucchietto di carte con i piedi e "Mi piace" sussurrò, prima di passarmi accanto ed uscire.

Io non lo seguii.
Non provai neanche a fermarlo.
Tutto quello che feci, fu scivolare contro il muro, finire seduto a terra e piangere.



Jay

Entrai nella camera senza accendere la luce.
I raggi del sole morente filtravano attraverso la tenda, pitturando la stanza di un bagliore rosato, quasi fiabesco.
Il letto, era ancora disfatto, le lenzuola accartocciate sul materasso, insieme a vestiti e libri, addirittura.
Strano. L'ordine era una delle manie di Louis. O almeno, così avevo sempre creduto.
Così come avevo sempre creduto che mio figlio fosse solo un tantino eccentrico e un pizzico ribelle.
Così come avevo sempre attribuito le sue trasgressioni e le sue stranezze all'età.
Ma adesso, dopo vent'anni, cosa potevo dire di conoscere davvero di mio figlio?

Tu non mi conosci affatto.
Non sai chi sono.
Non puoi neanche immaginarlo.

Louis aveva ragione.
Non l'avevo mai capito, non ero mai andata oltre le apparenze, non avevo indagato, scavando a fondo nel suo essere. Mi ero semplicemente rassegnata al fatto di aver un figlio imprudente, superficiale e stronzo. Ora invece, mi ritrovavo a guardare oltre la maschera che Louis indossava, e la devastante profndità di ciò che avevo scoperto, rischiava di distruggermi.
Era stato come risvegliarsi dopo un lungo sonno.
Tutto ciò che avevo creduto reale, era solo un sogno. Le leggi del mondo in cui mi ritrovavo a vivere, erano state ribaltate, scardinate. Ed io non riuscivo a comprenderle, ad afferrarne il senso; erano qualcosa di illogico, di estraneo, sconosciuto. E' ciò che non conosciamo, si sa, ci fa più paura di qualsiasi altra cosa.
Per questo, avrei tanto desiderato tornare a dormire, dissimulare la realtà con il sogno che avevo creato, bearmi della mia egoistica ignoranza.
Ma non potevo.
Non adesso che mia figlia, rompendo gli schemi di quella medesima realtà, aveva avuto il coraggio di svegliarmi...




"Lottie"
La bambina mi guardò, confusa da quella mia interruzione. Le luccicavano gli occhi.
"Basta" sussurrai, sforzandomi di non guardarla. "basta con questa follia. Non devi lasciarti influenzare da ciò che senti dire in giro. La gente parla, solo per il gusto di farlo, senza rendersi conto di ciò..."
" Credi che io sia pazza?" mi interruppe di getto, "pensi davvero che sia così stupida da farmi condizionare da semplici voci?" le mancò il respiro, prese ad ansimare.
La circondai in un abbraccio e "Lottie, ascolta" iniziai, perchè davvero non volevo credere a ciò che aveva da dirmi. O forse, non volevo sentirglielo dire e basta.
Ma mia figlia, non era mai stata incline ad arrendersi facilmente.
Così "No" quasi urlò, "ascoltami tu! Non ho ancora finito!" si sottrasse al mio abbraccio e "Perchè, secondo te, Louis ha rifiutato l'offerta di trasferirsi a Chicago con papà? Perchè credi che Harry abbia deciso di tornare nella camera degli ospiti, così improvvisamente?"
Spalancai la bocca, spiazzata dalla piega che aveva preso la conversazione.
"Non lo so" mormorai, accondiscendente. "Quali sarebbero le tue teorie?"
La bambina scosse la testa, frustrata.
"Non sono teorie! Sono fatti!" prese a gesticolare con le mani, "Louis non vuole lasciarlo solo, per questo rimane qui! Ed Harry...lui ha cambiato stanza perchè io gliel'ho chiesto!"
Inarcai un sopracciglio. "Che vuol dire gliel'hai chiesto?"
La rabbia selvaggia sul suo viso lasciò il posto all'imbarazzo.
"Io..li ho visti" si morse il labbro. "Li ho visti baciarsi"
A quel punto, scoppiò in lacrime.
Ed io mi ritrovai a stringerla tra le braccia, a mormorare parole di conforto, senza neanche sapere per cosa avrei dovuto confortarla. Era stato facile, fino a quel momento, convincermi che fosse lei a sbagliare, che avesse frainteso tutto. Ma mi aveva appena confidato ciò che più la tormentava. Ed io, come potevo non crederle?
"N-non volevo ricattarlo" singhiozzò contro il mio petto, "l-lui mi ha detto che potevo chiedergli qualsiasi cosa, a patto che n-non parlassi del bacio con n-nessuno.."
"E' tutto apposto, tesoro" le accarezzai i capelli "non hai fatto niente di male. Non è niente di grave..."
Cercai di convincermene anche io, mentre lottavo per trattenere le lacrime.
Se mi avesse visto cedere, sarebbe crollata completamente.
"E' per questo quindi.." mormorai al suo orecchio, la voce inevitabilmente spezzata. "che Lou non vuole più andare a scuola."
Lei annuì, tirò su col naso. "Ti prego non dirgli che te l'ho detto. Ti prego..."
La baciai sulla fronte e lei tornò a piangere, affondando il viso nell'incavo del mio collo.
Solo allora, mi concessi anch'io di versare qualche lacrima.


Il letto era rifatto alla perfezione, adesso.
I libri erano sulle mensole, i vestiti nell'armadio, la luce del sole era ormai un lontano ricordo.
Eppure, non avevo alcuna intenzione di lasciare quella camera. Forse perchè, stupidamente, quel luogo mi avvicinava mio figlio, mi permetteva di far un passo avanti, entrando a far parte del suo mondo, dal quale mi ero tenuta lontana per troppo tempo.
Non accesi neanche la luce, quando mi protesi ad afferrare una delle tante foto appese al muro.
Louis e Lottie mi sorridevano dall'interno della cornice.
Sapevo che rischiavo di perderli entrambi.
Ero stata una madre pessima.
Nono solo avevo distorto la realtà, convincendomi che mio figlio fosse perfettamente normale, ma avevo ignorato i segni di qualcosa di più grande, qualcosa di assurdo ma disperatamente evidente, che stava accadendo sotto i miei occhi, nella mia casa.
Eppure, tanti piccoli gesti, se li avessi interpretati nel modo giusto, mi avrebbero portato a capire tutto, molto tempo prima...


"Tommo, come mai già a casa?"
Mi tolsi cappotto e giacca mentre mio figlio usciva dalla cucina, in mano una tazza di tè.
"Harry è malato" fece, come se la risposta fosse pertinente alla mia domanda.
"Davvero?"
"E' solo un po' di febbre" mi liquidò, per poi infilarsi nel salone.
Lo seguii, per constatare che dicesse la verità, o solo per assicurarmi che quello fosse davvero mio figlio e non un suo clone.
Trovai Harry sul divano, accucciato con un plaid sulle spalle, le guance più rosse del solito, gli occhi lucidi come uno specchio d'acqua.
"Ciao" mi salutò, con un sorriso stiracchiato.
"Stai bene, tesoro?" feci per sedermi accanto a lui, ma Louis mi precedette e gli ficcò in mano la tazza di tè bollente.
"Sì. Decisamente." guardò Louis come per ringraziarlo, poi accostò le labbra alla sua tazza.
Li lasciai soli il tempo necessario per preparare la cena, assurdamente compiaciuta dall'averli visti tanto in sintonia.

Quando tornai nel salone con un piatto per Harry, il mio compiacimento si trasformò in stupore vero e proprio.
Harry era sdraiato, il corpo ancora avvolto nella coperta, la testa adagiata dolcemente sulle gambe del cugino. Dormiva.
Ed anche Louis stava per abbandonarsi al sonno. Guardava imbambolato lo schermo della tv, le dita a giocherellare distrattamente con i ricci dell'altro.
Non appena si accorse di me, ritirò la mano.
"Sta dormendo" sussurrò, come per giustificare le carezze che l'avevo visto dedicargli poco prima.
"Metto il pollo in forno allora, nel caso gli venisse fame" lo informai, voltandogli le spalle.
Ebbi però il tempo, prima di uscire, di vederlo alzarsi lentamente per non svegliarlo, sorreggergli la testa tra le mani, per poi infilarci sotto un cuscino.
Fu la cosa pìù tenera che gli avessi mai visto fare.
Sorrisi.



La sveglia sul comodino di Louis segnò le otto ed io mi riscossi
La casa era ancora completamente vuota.
Lottie avrebbe dormito da Greta.
Le gemelle erano dalla zia.
Fizzy alla lezione di musica.
E Lou...
Lou probabilmente era con Harry, chissà dove, a fare chissà cosa.
Il mio corpo fu scosso da un brivido - di ribrezzo, forse?-
Avevo pregato Louis di dirmi tutto, fino a pochi giorni prima.
Ed avevo implorato anche Harry.
Ma adesso che sapevo, ero felice che loro non me l'avessero confidato di persona, perchè probabilmente non avrei avuto neanche la forza di guardarli in faccia.
Mi raggomitolai sul letto di mio figlio, inspirai il suo profumo.
Non potevo tornare ad essere cieca. Non potevo chiudere fuori la realtà e vivere in un sogno. L'unica cosa che potevo fare, era proteggere mio figlio e la mia famiglia.
E giurai a me stessa che l'avrei fatto, a qualsiasi costo.







La mia recensione non avrà rivali. Allora praticamente ho ricopiato il capitolo e in questa recensione vorrei dire solo....
...
...
... Bella aggiorna presto.



Mi ucciderai ma capisci che mi annoio.



Ti amo tanto..

Recensore Junior
01/04/13, ore 13:35
Cap. 27:

Ti giuro che ho pianto leggendo la scena di Zayn e Niall in camera. Cerco di scriverti una recensione normale, ma non credo che ci riuscirò. Sono troppo scossa. Poi, l'ultimo pezzo di Jay è così...così toccante. Descrivere bene emozioni è la cosa più importante in una storia, e tu lo fai perfettamente, il lettore riesce a calarsi nel personaggio, a provare le sue emozioni. Sei bravissima, davvero, continua così. Non vedo l'ora di leggere il prossimo.

Nuovo recensore
01/04/13, ore 13:32
Cap. 27:

Capitolo meraviglioso ... La parte finale con niall e zAyn e a dir poco stupenda... Vai avanti così' ciAooooo

Recensore Master
01/04/13, ore 13:19
Cap. 27:

A me basta che Loulou e Haz stiano insieme, che Lee e Zay anche e Niall si trovi un bel ragazzo! Jay, guai a te se mi fai soffrire i Larry! Anche loro sono la tua famiglia!

Recensore Junior
01/04/13, ore 13:04
Cap. 27:

TI PREEEEEGO ARIANNA NON PUOI LASCIARCI COSì IO DEVO CAPIRE COSA VUOI FAR FARE AI LARRY, SE LI FAI LASCIARE O NO. *piange*
okay, ora mi calmo. lo so che faccio sempre recensioni lunghissime ma come posso non farle quando mi ritrovo davanti questa meraviglia di capitolo? la prima parte è stata straziante, tra liam, harry e niall per poi non parlare di quella di lou e jay. quella che mi ha colpita di più è stata quella di niall, mi aspettavo che facesse qualcosa 'contro' zayn ma non questo, addirittura da farlo piangere come per vendetta. e poi la parte in cui (quella stronza) di lottie ha detto a jay di lou e harry. ho paura che tu li faccia lasciare non farci quello oddio. cwc ziam tornerà insieme e larry no? çç piango solo a pensarci a come potresti scriverlo. questa storia è incantevole. io immagino di vivere proprio con loro, di spiarli da lontano e non sai quanto sia bello, è migliore di tutte le altre cagate come danger e dark, questa ff è meravigliosa sul serio. ed è bella da morire. spero aggiornerai presto.
-marown.

Recensore Junior
01/04/13, ore 12:16
Cap. 27:

omg,per poco non piangevo anche io cwc
comunque,mi é piaciuta molto l'ultima parte anche se spero che le cose ritornino 'normali' lool cc:
ancora complimenti per come scrivi cc:

Nuovo recensore
01/04/13, ore 11:41
Cap. 27:

Ho iniziato a leggere questa Fan Fiction ieri mattina e mi ha preso tantissimo,stavo con tutta la mia famiglia e mi rompevano ogni minuto io mi spostavo in ogni angolo della casa per leggerla.
Giuro non mi ha preso così tanto una storia! Mi piacciono i caratteri dei personaggi,descrivi benissimo e poi mi immedesimo in loro ho dovuto trattenere le lacrime per un bel pò nella maggior parte dei capitoli!
In questo capitolo la parte Ziam e di Harry mi hanno colpito molto e anche quella di Jay spero solo che non voglia dividere Louis ed Harry.
Ad ogni modo tu sei fantastica e anche la storia!
Un bacio :D

Nuovo recensore
01/04/13, ore 11:36
Cap. 27:

io amo amo amo amo questa ff, è la mia preferita. poi amo anche il modo in cui la scrivi, ceh tu scrivi benissimo aw. e boh, voglio sapere come va' avanti quindi, al prossimo capitolo, cieeo lol

Nuovo recensore
01/04/13, ore 11:24
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
È una fanfiction scritta molto bene, grammaticalmente corretta e la trama scorre una meraviglia. Ogni capitolo porta a leggere l'altro.

Nuovo recensore
01/04/13, ore 10:22
Cap. 27:

mi ero ripromessa di non leggere questa storia, perché avrei voluto aspettare che fosse finita, per leggerla tutta insieme. ma non ce l'ho fatta, ahimè, mi sono letta ventisei capitoli tutti d'un fiato, in un giorno e mezzo, e stamattina è toccato al ventisettesimo. LA AMO QUESTA STORIA, OKAY? OKAY. si sono alternati momenti in cui mi crogiolavo nelle mie lacrime, e momenti in cui urlavo qualcosa tipo 'VAI, HARRY, VAAAI' lol
cerca di aggiornare presto, altrimenti finirò con il perire nell'attesa.